Una tra le molte critiche possibili: chi, come e dove dovrà smaltire quei “pochissimi chili” di rifiuto radioattivo di cui parla il ministro?
di Sandro Angiolini
Hanno fatto scalpore, questa settimana, le parole del ministro per la Transizione Ecologica Roberto Cingolani: “Gli ambientalisti radical chic sono parte del problema“, ha detto alla festa di Italia Viva a Ponte di Legno, aprendo di fatto a nuove centrali nucleari, sostenendo che “si stanno affacciando tecnologie di quarta generazione, senza uranio arricchito e acqua pesante”.
Benissimo; forse. Vediamo perché:
– è vero che la lotta al cambiamento climatico richiede uno sforzo straordinario e decisioni coraggiose, quindi non si può escludere a priori alcun tipo di soluzione che contribuisca a risolvere il più grande problema ambientale di questo secolo (e di quelli futuri);
– è probabilmente vero (Cingolani non ha fornito dati o riferimenti precisi) che lo stato della ricerca tecnologica nel settore del nucleare di 4° generazione stia progredendo sensibilmente.
Ma i lati positivi delle affermazioni del ministro si fermano a mio modesto avviso qui. Mentre le critiche possibili sono molteplici:
– la lotta al cambiamento climatico richiede interventi urgenti e massicci. Non a caso l’Unione Europea si è data di recente l’obbiettivo di diminuire le proprie emissioni di gas effetto serra del 55% entro il 2030. Il nucleare che ha in mente il ministro quando sarà in grado di essere utilizzato su larga scala? Molto probabilmente ci vorranno alcuni decenni: troppo.
– È stata la Francia, insieme ad altri 10 Paesi, a chiedere la possibilità di avere una certificazione verde per il nucleare di ultima generazione, e spinge molto per conseguirla. Il motivo è chiaro: è il Paese europeo con l’industria più specializzata sul nucleare e ha tutto l’interesse a sostenerlo in vita. Non mi risulta invece che lo stesso si possa dire per noi Italiani: egoisticamente parlando, Cingolani sta facendo un favore ai Francesi.
– Eolico e solare continuano invece a diffondersi notevolmente, quasi in tutto il mondo, nonostante lacci burocratici e scarsità di tecnici specializzati. Perché non facilitarne ulteriormente la diffusione? Girando per la Toscana continuo a vedere tanti tetti di capannoni agricoli o industriali dove dei pannelli potrebbero essere facilmente installati.
– Cingolani ha detto che “Se a un certo momento si verifica che i chili di rifiuto radioattivo sono pochissimi, la sicurezza elevata e il costo basso è da folli non considerare questa tecnologia”. A parte l’assoluta indeterminatezza dell’orizzonte temporale prospettato, il diavolo sta come sempre nei dettagli: chi, come e dove dovrà smaltire quei “pochissimi” chili di rifiuto radioattivo? Il tallone d’Achille dell’energia nucleare è sempre stato questo: l’enorme difficoltà (e quindi gli elevati costi) nel garantire sicurezza di gestione e di smaltimento dei residui.
In conclusione: abbiamo già a disposizione strumenti per produrre energia in modo pulito (eolico, solare e anche risparmio energetico negli edifici e nei mezzi di trasporto). Come si fa a barattarla con qualcosa di estremamente fumoso e incerto? La mia impressione è che il “nuovo nucleare” che ha menzionato Cingolani rischi di rappresentare una grande arma di distrazione di massa da scelte che invece dovevano già essere state prese e realizzate da molto tempo.
OLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.
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