La Rete Ambientale della Versilia sulla convenzione che istituisce le Sentinelle del Lago: “Iniziativa lodevole ma non ci si può improvvisare esperti ambientali, serve professionalità”.
di Iacopo Ricci
MASSAROSA (Lu) – Il lago di Massaciuccoli sta morendo e non può bastare certo il monitoraggio fatto dai volontari a salvarlo. La Rete Ambientale della Versilia interviene a pochi giorni dalla stipula di una convenzione tra l’Ente Parco di Migliarino San Rossore Massaciuccoli e l’ASD Canoa Kayak Versilia che istituisce le “Sentinelle del lago”. Volontari i quali, spiega una nota del Parco, “a partire dalle zone abitualmente frequentate in canoa per gli allenamenti controllano lo stato dello specchio d’acqua e dei canali segnalando eventuali criticità all’Ente, alle Guardie del Parco ed eventualmente alle autorità competenti”.
Per la Rete Ambientale della Versilia è un’iniziativa lodevole che però non può essere assolutamente sufficiente a salvaguardare il delicato ecosistema lacustre, la cui situazione è drammatica.
“Il lago sta morendo – spiegano – lo abbiamo detto più volte, sottolineando le ben note cause: estremizzazione della bonifica, eutrofizzazione e salinità delle acque, interramento, deficit idrico, inquinamento continuo provocato dalla ex-discarica delle carbonaie. Non è semplicemente guardando le sue condizioni che si può pensare di allungare la sua agonia o tentare di lenire i suoi gravi malanni”.
Con tutto il rispetto per l’impegno dei volontari, il monitoraggio ambientale non si può fare “a vista” navigando nei canali. Né tantomeno si può fare una tantum, nelle situazioni di emergenza e sempre in ritardo “come sinora attuato dai vari Enti, in primis Comune di Viareggio e ARPAT”. Occorre, continua la Rete, “intervenire in maniera drastica, con modalità professionali e tecnologia avanzata, senza più tergiversare”, appoggiandosi magari a seri istituti di ricerca. Indagando a fondo non solo l’acqua ma anche l’aria e il suolo, sì da avere una “fotografia ambientale” dell’intero territorio dove non mancano i problemi, dalla qualità dell’aria alla presenza di metalli pesanti e di arsenico nei suoli.
E tanto meno, secondo la Rete Ambientale della Versilia, serve il “tubino”: un canale superficiale finanziato dalla Regione con 18 milioni di euro che dovrebbe immettere le acque del Serchio nel lago migliorandone la salute, “un’opera faraonica sulla cui efficacia quali-quantitativa nessuno può garantire”. Non ci si può improvvisare esperti ambientali, servono competenze e professionalità.
Le cose serie da fare, spiega la Rete, sono “misurare i parametri vitali e valutarli, censire i pozzi, cercare gli scarichi abusivi nel Lago, aumentare la fitodepurazione e il lagunaggio, realizzare nuove “porte vinciane” che possano impedire l’ingresso di acqua salata nel Lago e molto altro ancora. In sostanza, bisogna prevenire i fenomeni e non subirli passivamente”.
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