Nell’ultima settimana ha toccato un nuovo record. Occhio però alle soluzioni troppo disinvolte per fare crescita a tutti i costi.
di Sandro Angiolini
Tra le tante notizie della settimana ne scelgo una che può apparire di carattere squisitamente finanziario: il debito pubblico italiano ha toccato un nuovo record,, superando i 2.650 miliardi di euro. Fanno circa 101.000 euro per ogni famiglia che risiede in questo Paese. E prima o poi dovrà diminuire. Le due domande chiave secondo me sono: perché se ne parla così poco? E come si può ridurre una massa del genere?
Rispondere alla prima è relativamente facile:
- stiamo uscendo solo adesso da un’emergenza eccezionale durata più di un anno;
- ne avevamo già tanto prima di debito, cosa vuoi che cambi?
- tutti i Governi del mondo (chi più, chi meno) stanno adottando politiche economiche e monetarie “espansive”, che non sembrano preoccuparsi particolarmente dell’aumento del proprio debito pubblico.
Il fatto è che già negli Stati Uniti, dove la ripresa è partita prima, questa settimana si è parlato dei timori di una crescita eccessiva dell’inflazione e di una conseguente (sia pur graduale) stretta del credito. Questo solo per dire che il tema è “caldo” e che assieme alle tante cose da fare e da decidere ci sarebbe anche, appunto, la strategia migliore per ripianare il debito.
E qui arrivo al nodo più critico, cioè come rispondere alla seconda domanda di cui sopra. Dato che la filosofia imperante è, in sintesi: “fare più crescita a tutti i costi, così i maggiori introiti derivanti dalle tasse ridurranno il debito”, qualche problema per il nostro ambiente si potrebbe porre. Per esempio autorizzando più estrazioni di idrocarburi e/o di altre risorse contenute nel sottosuolo (es. geotermia). Per esempio “semplificando” un po’ troppo il sistema di autorizzazioni preventive necessarie per realizzare una lunga serie di opere pubbliche e di infrastrutture (con buona pace della tutela del paesaggio e/o di altre risorse naturali). Per esempio mettendo in piedi l’ennesimo condono per abusi edilizi o altre cose simili.
Non è una bella rosa di opzioni, e temo che almeno un paio di queste verranno presto adottate. Dove sono le forze politiche che in teoria dovrebbero avere a cuore la difesa dell’ambiente, su questo tema? Se non cominciano a farsi sentire sin da ora domani potrebbe essere già troppo tardi, perché sensibilizzare adeguatamente l’opinione pubblica non è mai uno scherzo…
OLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.
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