Attualità

Il Consiglio di Stato boccia la nuova centrale termoelettrica di Greve in Chianti

Greve-centrale-termoelettrica_Toscana-ambiente
Il polo produttivo di Testi

La sentenza mette la parola fine alla lunga battaglia legale tra il Comune chiantigiano e la società Metaenergiaproduzione Srl.

 

Redazione

GREVE IN CHIANTI (Fi) – Non si farà nessuna centrale termoelettrica a Testi, nel territorio di Greve in Chianti. Il Consiglio di Stato ha rigettato l’appello proposto dal gruppo Metaenergiaproduzione S.r.l. al quale il Comune aveva negato l’introduzione di una variante urbanistica per la costruzione di una nuova centrale elettrica nell’area di Testi.

Si è chiusa così definitivamente la lunga e complessa vicenda per la quale l’amministrazione comunale di Greve aveva ribadito in più occasioni, prima, durante e dopo il confronto pubblico con i cittadini, la propria assoluta contrarietà al progetto firmato dalla società per la costruzione di una centrale elettrica destinata alla produzione di gas naturale nell’area di Testi.
“Il Consiglio di Stato – informa una nota del Comune – ha accolto le argomentazioni del Comune riconoscendo la correttezza e la legittimità delle sue decisioni in merito al progetto avanzato dalla società per la costruzione di una centrale termoelettrica nell’area di Testi”.

La nuova centrale che Metaenergiaproduzione intendeva realizzare – spiega il sindaco di Greve in Chianti Paolo Sottani è un impianto completamente diverso rispetto a quello previsto dall’originaria convenzione urbanistica e comporta un maggiore impatto sotto il profilo urbanistico e paesaggistico”.

Le motivazioni riportate nella sentenza fanno riferimento al fatto che Metaenergiaproduzione s.r.l non solo è vincolata al rispetto dell’originaria convenzione urbanistica del 2009, ma non avrebbe potuto vantare alcuna aspettativa a ottenere la variante che è stata negata. Il Consiglio di Stato ha anche evidenziato l’aumento della volumetria della nuova centrale elettrica, le criticità sotto il profilo acustico che potrebbero scaturire e l’aumento del numero dei camini in termini di incidenza dell’impatto paesaggistico.

La decisione del Consiglio di Stato – prosegue il primo cittadino – rafforza l’iter intrapreso dall’amministrazione comunale anche attraverso un importante percorso partecipativo caratterizzato dal coinvolgimento della cittadinanza che si era schierata al fianco dell’amministrazione condividendone le scelte”.

C’è poi un altro elemento importante di cui tener conto: a luglio del 2021 è partito l’iter per candidare il “Paesaggio culturale del Chianti classico” a Patrimonio dell’Umanità. “Un impianto simile sarebbe in aperto contrasto con il possibile riconoscimento della candidatura Unesco”, conclude il sindaco.