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Il Centro Visite del Padule di Fucecchio affidato ai cacciatori, il Wwf: “Una scelta grottesca”

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Foto da www.zoneumidetoscane.it

Il Comune di Larciano ha riaperto la struttura affidandola alla locale sezione di Federcaccia. Il WWf Toscana: “Assurdo, la Regione risolva questo pasticcio”.  

 

Redazione
22 ottobre 2024

LARCIANO (Pt) Indignazione e sconcerto. È quanto esprime nel seguente intervento Guido Scoccianti, delegato regionale WWF Toscana, di fronte alla scelta del Comune di Larciano di affidare il Centro Visite della Riserva naturale del Padule di Fucecchio alla locale sezione di Federcaccia.
Il Centro Visite è nato nel 2013 con fondi pubblici, in gran parte fondi comunitari destinati “alla promozione dello sviluppo economico sostenibile nell’ambito delle aree protette”. Ma cosa c’è di sostenibile, si chiede Scoccianti, nell’affidare una struttura destinata alla tutela e alla conoscenza del Padule proprio a coloro che la Riserva Naturale hanno sempre osteggiato, vale a dire i cacciatori?

Nei giorni scorsi il Comune di Larciano ha annunciato trionfalmente la riapertura del Centro Visite della Riserva Naturale del Padule di Fucecchio comunicando di averlo affidato alla sezione locale di Federcaccia.
Il bando del Comune richiedeva infatti genericamente ai partecipanti di avere fra le proprie finalità statutarie la tutela e valorizzazione ambientale, ma non di dimostrare di avere esperienza e competenze in merito e di portare avanti davvero attività di tutela dell’ambiente.
In base ai risultati, a dividersi gli spazi del Centro Visite saranno quindi l’associazione Intrecci, che fa un’attività encomiabile con i ragazzi disabili, ma non propriamente di tutela ambientale, e i cacciatori di Larciano.

Pur nell’urgenza di riaprire la struttura al pubblico, si poteva fare altrimenti? Pensiamo di sì, e senza inventare niente: bastava copiare il bando del Comune di Altopascio per la gestione del Centro Visite di Sibolla. Un bando serio, che richiedeva ai partecipanti di garantire le aperture nei momenti di massima affluenza dei visitatori, facendolo tramite Guide Ambientali riconosciute ai sensi di legge, e di offrire eventi qualificati.

Un bando che ha garantito la partecipazione di associazioni che si occupano davvero della tutela ambientale e della biodiversità e che hanno condiviso il progetto di gestione e valorizzazione del Comune di Altopascio.
A Larciano invece si è preferito concedere i locali senza chiedere progetti o garanzie di attività sull’ambiente basate su rigorose conoscenze tecnico-scientifiche e programmi di visite effettuate con personale autorizzato.

Si fa presente che si affida così una struttura costruita con fondi destinati alla tutela e corretta fruizione dell’ambiente e alla conoscenza del Padule proprio a quei soggetti, i cacciatori, che da decenni non solo depauperano la fauna selvatica dell’area palustre con la loro attività di caccia ma sono anche il primo e maggiore ostacolo all’ampliamento dell’area protetta. Non è infatti un caso che la zona protetta come riserva naturale corrisponde a tutt’oggi solo al 10% del Padule, una percentuale ridicola e assolutamente insufficiente a tutelare adeguatamente lo straordinario patrimonio naturale del Padule.

Così un bando che dava il massimo punteggio alle associazioni con sede in Larciano ha di fatto aperto le porte del Centro Visite a un’associazione che è sempre stata in prima fila contro la Riserva Naturale. Una fine tragicomica (più tragica che comica) per un Centro Visite realizzato solo dieci anni fa con fondi pubblici, in gran parte fondi comunitari POR–CreO finalizzati alla promozione dello “sviluppo economico sostenibile nell’ambito delle aree protette”.

Chiediamo a questo punto un chiaro segnale da parte della Regione che rettifichi una scelta insostenibile e grottesca. D’altronde insostenibile e grottesca è gran parte della storia della tutela (anzi della non-tutela) del Padule, la maggiore palude interna d’Italia, area di importanza internazionale per le migrazioni degli uccelli, sito ambientale di importanza comunitaria, ma la cui tutela è ancora limitata a un fazzoletto della sua estensione.
Per la Strategia Europea per la Biodiversità al 2030 entro il 2030 le aree protette dovrebbero coprire almeno il 30% del nostro territorio. Per avvicinarci a questa percentuale, cominciamo dal Padule di Fucecchio.

Guido Scoccianti, delegato regionale WWF Toscana

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