Il fondatore della campagna Eros Tetti: “Vogliamo incentivare i toscani a fare la spesa dalle aziende locali. Oggi questo diventa un atto rivoluzionario, boicottate i colossi”.
di Gabriella Congedo
Violetta, che ha una fattoria didattica, vende cassettine di verdura del suo orto; Stefano realizza “piccoli oggetti malinconici” con materiali di recupero; Sam è un tessitore: sciarpe, stole, borse e oggetti per la casa nascono da un telaio che lui stesso si è costruito; Roberta realizza quaderni fatti a mano con copertina dipinta e incide decorazioni simboliche su bottiglie e bicchieri; Luca invece offre il miele delle sue api.
Benvenuti nel gruppo Facebook “Io compro toscano”. Una vetrina creata per aiutare le piccole aziende locali a farsi conoscere che nel giro di soli sette mesi (la campagna è partita ad aprile) ha fatto il botto superando gli 80.000 iscritti e continua a crescere al ritmo di centinaia di nuove adesioni al giorno.
Del resto basta farsi un giro sulla pagina Facebook del gruppo per scoprire che questa non è affatto economia marginale ma racchiude un patrimonio di conoscenze, creatività e passione vera. Chi sta nel gruppo non si limita a presentare i suoi prodotti ma racconta anche qualcosa di sé e del suo mondo.
Lo scopo principale di “Io compro toscano” è incentivare i toscani a comprare prodotti dalle aziende locali, stritolate fra i colpi della pandemia, la concorrenza spietata della GDO (Grande Distribuzione Organizzata) e quella dei ciclopici portali di e-commerce. Un modo per rilanciare l’economia dei territori senza snaturarne l’identità.
“Ogni euro speso nella grande distribuzione se ne va dal territorio e ci rende ogni giorno più poveri – sottolinea Eros Tetti, fondatore della campagna e ambientalista di lungo corso -. I soldi spesi nei negozi locali, dagli artigiani o dalle aziende agricole sono soldi che rimangono sul territorio perché le aziende locali è li che reinvestono”.
Ed è per questo che la campagna punta a crescere e a creare una forte rete di aziende toscane che possano autorganizzarsi per fare fronte comune e diventare più forti.
“Far sparire i negozi significa far diventare i nostri paesi e le nostre città dei dormitori – aggiunge Eros Tetti -. Far morire le produzioni locali significa perdere delle conoscenze fondamentali per il nostro futuro e diventare dipendenti da altri territori dove magari la manodopera costa meno e non ha i nostri diritti. Oggi la spesa locale diventa un atto rivoluzionario. Cominciamo con gli acquisti di Natale, boicottate i colossi e scegliete i piccoli!”.
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