Ecosistema

I pescatori spazzini del mare. Al via il progetto ‘Arcipelago pulito’

Foto Greenpeace
Foto Greenpeace

Siglato ieri il protocollo d’intesa per un’area di 300 km quadrati tra Livorno e Grosseto. Finora i pescherecci erano costretti a ributtare i rifiuti di plastica in mare.

LIVORNO – I pescatori diventano ‘spazzini’ del mare. O almeno, nel tirare su le reti cariche di pesci, faranno anche questo. Accade a Livorno con il progetto sperimentale “Arcipelago Pulito” al centro di un protocollo d’intesa siglato ieri tra Regione Toscana, Ministero dell’ambiente, Unicoop Firenze, Legambiente, Autorità portuale del Mar Tirreno settentrionale, Labromare, Direzione marittima della Toscana, azienda di raccolta dei rifiuti Revet e cooperativa di pescatori Cft.

L’accordo, che riguarda i 300 chilometri quadrati di mare tra Livorno e Grosseto, nel cuore dell’Arcipelago toscano e del Santuario dei cetacei, avrà inizialmente una durata di sei mesi e chiude un cerchio al momento interrotto. Fino a ieri infatti i pescatori toscani erano costretti a ributtare in acqua i rifiuti di plastica: la legge, per quanto assurdo possa sembrare, li rendeva produttori di rifiuti se li avessero condotti a riva. Adesso invece avranno l’opportunità di portarli in porto, destinarli al riciclo e così contribuire a liberare l’ambiente marino dalle plastiche.

Quello dell’immondizia del mare è un problema grave e globale: si stima che nel mondo ogni anno si producano 280 milioni di tonnellate di plastica, nel 2050 saranno il doppio e una parte non trascurabile finisce nelle acque marine, con danni incalcolabili per flora e fauna. Il Mediterraneo è particolarmente esposto al pericolo, visto che si tratta di un mare semichiuso in cui sboccano numerosi fiumi che trasportano anche tanti rifiuti; si pensa che siano almeno 250 miliardi i frammenti di plastica al suo interno e alcuni studi condotti sul mar Tirreno dicono che il 95 per cento dei rifiuti galleggianti avvistati più grandi di 25 centimetri sono di plastica – e molti rimangono per l’appunto impigliati nelle reti dei pescatori.

Con l’intesa di ieri i rifiuti non solo saranno portati a riva e stoccati per essere poi trattati. Il progetto avrà un valore anche scientifico – servirà infatti a raccogliere ulteriori dati sulle plastiche disperse in mare -, aiuterà a facilitare la messa a regime di un sistema oggi non regolato affinché diventi qualcosa di strutturale e si accompagnerà a un’opera di sensibilizzazione verso i cittadini e consumatori, per agire anche a monte sulla catena che porta a disperdere rifiuti in mare.

Tutto è nato da un suggerimento della Fondazione Angelo Vassallo, il sindaco pescatore di Pollica, nel salernitano, ucciso dalla criminalità organizzata nel 2010. Un’iniziativa semplice, ma è così che si risolvono a volte i grandi problemi. Con questo progetto la collettività si fa carico del mare, il pescato acquista più valore e sulle tavole alla fine, con acque nel tempo più pulite, arriverà anche un prodotto migliore e più sicuro.

Come funzionerà il progetto
Si parte a marzo con la formazione dei pescatori e tra la primavera e l’estate poi in mare, per sei mesi appunto. All’inizio saranno coinvolte una decina di imbarcazioni di grandi dimensioni. Successivamente potrebbero essere utilizzate anche le barche più piccole delle 24 in forza alla cooperativa. Su ciascuna sarà installato un contenitore dove stivare i rifiuti. A ogni uscita le imbarcazioni che fanno pesca a strascico e raccolgono grandi quantitativi di plastiche le porteranno così in porto, dove saranno ammassate in un’area ben determinata (già individuata), analizzate e classificate per poi essere destinate al riciclaggio o allo smaltimento.
L’esperimento interessa Livorno ma in seguito potrebbe essere replicato altrove. L’interesse e il coinvolgimento del Ministero potrebbe farne anche una buona pratica nazionale.

Fonte: Regione Toscana

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