La Città Metropolitana di Firenze e gli indiani Lakota Sioux rinnovano il patto d’amicizia inaugurando un mese di eventi.
di Marcello Bartoli
FIRENZE – Nell’introduzione del libro Il legame della natura con gli indiani d’America, l’autore Giorgio Farin sottolinea come “il rapporto dei nativi americani con le forze naturali si fonda su un legame profondo, inscindibile, totale. Primariamente è la Madre Terra a rivestire un ruolo e un’importanza centrali: da essa i pellerossa traggono l’energia spirituale e la forza vitale. Celebrano nella terra l’origine della loro stessa vita, una vita, come la terra, essenzialmente spirituale. Come la relazione con Madre Terra, anche il rapporto con gli animali è intenso e saldamente radicato nella reciprocità della sussistenza. Una dipendenza biunivoca che a noi sembra inconcepibile perché basata su una concezione di sacralità che vede l’animale, espressione di Wakan Tanka come tutte le cose dell’universo, dimorare nelle prossimità del divino”.
Lo scrittore conclude evidenziando come “il Grande Spirito, grazie all’animale, si rivela all’uomo, nella sua potenza incantatrice, nel suo incanto e nel mistero della sua esistenza. Per questo motivo gli animali sono ritenuti sacri dalle tribù pellerossa, perché essi rappresentano quella parte fondamentale che rivela all’uomo la via per conoscere il grande mistero del Grande Spirito. Quando la forza vitale del pellerossa diminuisce e l’armonia con la Madre Terra s’incrina, la natura fornisce inoltre i rimedi e i composti per le pratiche curative e le terapie che, connesse sempre a una forte spiritualità, devono riportare l’equilibrio in colui che l’ha perduto”.
Proprio qualche giorno fa è stato rinnovato il patto di amicizia tra la Città Metropolitana di Firenze e gli indiani Lakota Sioux ed è stata inaugurata la mostra Il viaggio nell’anima nella Galleria delle Carrozze. Alessandro Martire Brings Plenty e Sergio Susani, dell’Associazione culturale Wambli – Gleska, hanno presentato, nell’occasione, Wolakota 2021 – La Giornata in ricordo degli indiani d’America di tutte le Americhe e dei Lakota. Ha preso il via dunque un mese di incontri, conferenze, eventi e una mostra a Palazzo Medici Riccardi, che continueranno sino al 28 ottobre.
Una marcia a piedi e a cavallo, domenica 10 ottobre, commemorerà le vittime dello sterminio degli indiani. Un gesto che vuole rompere il tabù di un’altra storia americana, diversa da quella raccontata dall’Occidente da oltre 500 anni. Tra le varie iniziative sarà aperta al pubblico la mostra etnografico-antropologica Older than America, titolo scelto per rimarcare la presenza dei nativi in America ben prima dell’approdo di Cristoforo Colombo. Fino al 28 ottobre poi, presso il Grand Hotel Mediterraneo, si terranno una serie di seminari che avranno ad oggetto la sensibilizzazione alle problematiche climatiche e ambientali moderne.
Da un punto di vista simbolico l’iniziativa è indubbiamente molto apprezzabile. La memoria di ciò che è stato e la conoscenza del presente sono fondamentali per far crescere la consapevolezza collettiva circa le discriminazioni e i genocidi cui furono soggetti i nativi americani e sono utili per comprendere e avvicinarsi alla saggezza e alla spiritualità di questi popoli. Non vorremmo, invece, che certi appuntamenti diventassero ritualistici o venissero utilizzati per ammantare di responsabilità sociale e ambientale l’operato degli enti organizzatori. Insomma, siano benedette queste occasioni di incontro tra i popoli ma l’auspicio è che possano servire per prendere decisioni sempre più sagge, non solo in materia di ambiente. La coerenza ci sembra d’obbligo quando si parla di salute e benessere pubblici.
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