L’azienda agricola riceve il riconoscimento «Welcome» dall’agenzia ONU per i rifugiati. Il titolare: “Siamo orgogliosi ma non è stato facile ottenere questi risultati”.
CRESPINA (Pi) – Hanno dato la possibilità a persone richiedenti asilo di svolgere tirocini formativi e alcuni di loro li hanno anche assunti. Con questo progetto l’azienda agricola Biocolombini di Crespina si è guadagnata un importante riconoscimento: il conferimento da parte dell’agenzia ONU per i rifugiati UNHCR del logo WELCOME – Working for refugee integration per l’anno 2018.
Il progetto prevede che il logo venga assegnato ogni anno alle imprese che, in base alle proprie possibilità, si saranno distinte per aver effettuato nuove assunzioni di beneficiari di protezione internazionale o comunque avranno favorito il loro concreto inserimento lavorativo e sociale. Un impegno che è stato riconosciuto dall’agenzia ONU all’azienda pisana. La premiazione si svolgerà il 21 marzo a Milano presso la sede di Assolombarda.
L’azienda agricola Biocolombini lavora circa 40 ettari di terreno, tutti rigorosamente certificati biologici. Nel 2018 ha dato lavoro a 25 dipendenti, di cui 2 richiedenti o beneficiari di protezione internazionale. Nello stesso anno ha inoltre registrato 9 nuovi inserimenti lavorativi, di cui 4 hanno riguardato beneficiari di protezione o richiedenti asilo per i quali è stato attivato un tirocinio formativo non curriculare per soggetti svantaggiati.
Il progetto
Nei campi di Crespina si fa agricoltura sociale sin dal 2001, mentre è dal 2016 che la Bio Colombini ha cominciato a lavorare con persone richiedenti asilo promuovendo sia i percorsi formativi che quelli di inserimento lavorativo.
Nel 2016 sono stati attivati i primi due tirocini a favore di due titolari di protezione internazionale provenienti dall’Africa occidentale. I tirocini si sono concentrati su semine, trapianti, raccolta e confezionamento di prodotti ortofrutticoli. Al termine entrambe le persone sono state assunte a tempo determinato e continuano a tutt’oggi a lavorare in azienda.
Nel 2018, in collaborazione con le cooperative sociali Arnèra e Il Cammino e altre realtà operanti sul territorio (società Oltre il Mare S.r.l.), Biocolombini ha attivato altri 4 percorsi di formazione che stanno portando 4 richiedenti asilo provenienti dall’Africa occidentale a sviluppare buone competenze tecniche in agricoltura e a migliorare le proprie capacità organizzative, relazionali e linguistiche.
L’intero percorso è stato reso possibile dall’associazione di promozione sociale Agri-cultura Sociale Onlus, di cui Alessandro Colombini è un socio fondatore. L’associazione è infatti il soggetto di riferimento nelle convenzioni stipulate con la stessa Biocolombini e con altre aziende del territorio che mettono a disposizione la propria struttura per le attività di agricoltura sociale promosse dall’associazione.
«Come azienda vogliamo continuare a investire sul lavoro con e per i richiedenti asilo, coerentemente con il nuovo corso della nostra azienda – dichiara Alessandro Colombini, amministratore di BioColombini – Ma non è stato facile ottenere questi risultati. Per questo il riconoscimento dell’UNHCR è per noi fonte di grande orgoglio ma anche di consapevolezza e responsabilità”.
Le criticità
Colombini coglie l’occasione per sollevare alcune delle criticità incontrate durante questi anni: «La burocrazia rende i percorsi molto più lenti e complessi. La formazione dei richiedenti asilo comincia con il loro ingresso come soci volontari dell’associazione. In questo modo possono imparare le basi e ricevere anche un piccolo rimborso spese. Ma si tratta di esperienze limitate e a breve termine. Da qui l’idea di attivare i tirocini, proprio per permettergli di proseguire il loro percorso formativo con un inquadramento adeguato».
Non è stato semplice però attivare più tirocini contemporaneamente: «Non è un rapporto di lavoro pensato per questi casi specifici, ma è l’unico ad oggi praticabile. Inoltre – aggiunge Colombini – i tirocini prevedono delle assunzioni al termine del percorso, un elemento che richiede per forza di cose una rete di supporto fra le aziende del territorio».
L’azienda lancia quindi un duplice appello: «Alle aziende, in particolare del nostro territorio, chiediamo più partecipazione a progetti di questo tipo, che portano valore a tutti i soggetti che aderiscono. Alle istituzioni invece chiediamo una riflessione sulle procedure. Il tirocinio è un sistema che funziona se c’è anche il supporto delle istituzioni, a partire dalla valutazione delle competenze. I richiedenti asilo o i beneficiari di protezione che si formano con noi ricevono dei certificati informali, una sorta di lettera di referenze da poter presentare in futuro. Sarebbe giusto e utile ottenere una convalida di questo tipo di certificazione anche da parte delle istituzioni, a garanzia di un percorso riuscito».
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