Ecosistema

Grosseto, la Provincia vende all’asta pubblica un pezzo della Diaccia Botrona

Diaccia Botrona
Foto dalla pagina Facebook della Riserva naturale Diaccia Botrona

Il WWF provinciale ha lanciato una petizione: “Riserva naturale di importanza internazionale, la proprietà resti pubblica”.

 

di Iacopo Ricci

GROSSETO – “Giù le mani dei privati dalla Riserva Naturale della Diaccia Botrona”. A lanciare l’allarme sono alcune associazioni ambientaliste della Maremma dopo aver appreso che la Provincia di Grosseto ha indetto un’asta pubblica dove ha venduto a un privato 950 ettari di terreni, tutti nel Comune di Grosseto. 200 ettari fanno parte della Riserva naturale regionale Diaccia Botrona.

Sembra di rivedere il copione già visto per la tenuta di Cala di Forno (leggi qui l’articolo), l’altra area protetta della Maremma recentemente acquistata da un privato, il patron di Prada Patrizio Bertelli. E come per Cala di Forno, anche per la Diaccia Botrona è partita una petizione su Change.org. L’ha lanciata Luca Passalacqua del WWF provinciale insieme al GOM, Gruppo ornitologico maremmano e al CERM, Centro Rapaci Minacciati. In pochi giorni ha quasi raggiunto l’obiettivo delle 35.000 firme. Quello che si chiede alla Provincia di Grosseto è di fermare l’operazione esercitando il diritto di prelazione previsto nel bando. Ci sarebbe il tempo visto che il trasferimento di proprietà non è ancora formalizzato.

La Riserva naturale della Diaccia Botrona, spiegano le associazioni, è un’area umida di importanza internazionale per lo svernamento dell’oca selvatica (700-800 esemplari), della gru (600 esemplari negli ultimi anni), della pavoncella e del piviere dorato. Uno scrigno di biodiversità dove capita di osservare anche specie rare come il lanario, il falco sacro e addirittura l’aquila imperiale.

L’operazione, aggiungono, non è neanche conveniente dal punto di vista economico: “Una cessione di beni pubblici poteva avere una ragione quando l’obiettivo principale della politica economica europea e nazionale era quello della riduzione del debito pubblico. Oggi sarebbe molto più opportuno utilizzare la proprietà pubblica per il raggiungimento di obiettivi diversi, come quelli previsti dalla Strategia della UE per la biodiversità per il 2030. Poiché in tale documento si parla anche di “rinaturalizzazioni”, diventa paradossale che si rischi di trasformare ambienti che “naturali” già lo sono per effetto della loro privatizzazione”.

Sulla base di queste considerazioni gli ambientalisti chiedono che “non essendosi ancora formalizzato il trasferimento di proprietà ed essendo previste nello stesso bando forme di prelazione, la proprietà dell’area resti pubblica”. La raccolta firme sta per centrare il traguardo, dopodiché la prossima mossa toccherà alla Provincia di Grosseto.

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