Inquinamento

Greenpeace: “Fiumi toscani sempre più inquinati dall’industria e dai Pfas”

PFAS_TOSCANA

Secondo le analisi di Greenpeace è preoccupante l’inquinamento prodotto dal distretto cartario lucchese, conciario del Pisano e tessile del Pratese.

 

Redazione
19 marzo 2024

Dopo che una ricerca condotta da Arpat in collaborazione con l’Università di Siena ha riscontrato concentrazioni molto alte di Pfas negli animali marini spiaggiati sulle coste toscane e l’indebolimento del loro sistema immunitario, un’indagine di Greenpeace Italia rivela che la contaminazione interessa sempre di più numerosi corsi d’acqua toscani, inquinati dagli scarichi di diversi distretti industriali.

Gli impatti dell’industria conciaria, tessile, florovivaistica e del cuoio erano già stati evidenziati da uno studio del 2013 del Consiglio Nazionale delle Ricerche sulle Acque (CNR-IRSA) ma secondo Greenpeace la Regione Toscana non ha mai affrontato seriamente il problema. Erano emerse contaminazioni rilevanti riconducibili al distretto tessile di Prato e a quello conciario della provincia di Pisa. Stando ai dati raccolti nel 2022 da Arpat gli Pfas erano presenti nel 76% delle acque superficiali, nel 36% delle acque sotterranee e nel 56% dei campioni di biota (animali) monitorati.

Secondo le analisi condotte da Greenpeace Italia, basate su campionamenti indipendenti effettuati nel gennaio scorso, anche il distretto cartario lucchese contribuisce all’inquinamento da Pfas. L’impiego di queste molecole nell’industria della carta è ben noto, ma “la questione non è mai stata approfondita dagli enti preposti toscani e manca un provvedimento sugli scarichi industriali” dichiara Giuseppe Ungherese, responsabile della campagna Inquinamento di Greenpeace Italia.

In quasi tutti i campionamenti eseguiti sono stati effettuati prelievi a monte e a valle degli impianti di depurazione industriale, quello del consorzio Torrente Pescia e l’Aquapur per il distretto carta, il depuratore di Aquarno che scarica nell’Usciana per il distretto conciario, il depuratore Cuoio-Depur che scarica nel Rio Malucco (affluente dell’Arno) per il distretto del cuoio, i fiumi Ombrone e Bisenzio per il distretto tessile e il torrente Brana per quello florovivaistico.

Dal confronto dei dati, per quelli sui campionamenti a valle sono spesso emersi notevoli incrementi di contaminazione. Nel fiume Ombrone la concentrazione di Pfas a valle del distretto tessile risulta circa 20 volte superiore rispetto a quella a monte mentre nel Rio Frizzone – a valle del depuratore Aquapur – la presenza di Pfas aumenta di circa 9 volte rispetto a quella a monte. Incrementi significativi si registrano anche a valle del depuratore Aquarno che si immette nel canale Usciana. Per Ungherese non c’è più tempo da perdere: “La Regione deve individuare tutte le fonti inquinanti di Pfas e attivare le ASL per avviare al più presto indagini sulle acque potabili, soprattutto nelle aree in cui si registrano elevati livelli di contaminazione”. 
Il rapporto in versione integrale

Cosa sono i Pfas

I Pfas sono composti chimici quasi indistruttibili utilizzati per produrre materiali come il Teflon e il Gore-tex e si possono trovare nella carta per alimenti, nelle padelle antiaderenti, nell’abbigliamento tecnico, nei tessuti impermeabili e antimacchia e anche nella carta igienica.
Non vengono mai degradati nell’ambiente e per questo sono conosciuti come forever chemicals, inquinanti eterni. Grazie alla loro scarsa o nulla biodegradabilità si bioaccumulano nella flora, nella fauna selvatica e negli esseri umani. Numerosi studi hanno confermato la loro pericolosità e tossicità sia per l’ambiente che per la salute umana.
Alla famiglia dei Pfas appartengono il Pfos (perfluoroottano solfonato) e il Pfoa (acido perfluoroottanoico), dichiarati pericolosi e banditi dalla produzione in Europa e negli Stati Uniti a partire dallo scorso decennio.

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