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Giannutri, centinaia di barche all’assalto dell’isola. Legambiente: “L’ancoraggio illegale distrugge i fondali”

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Barche ormeggiate a pochi metri dalla costa (foto Legambiente Arcipelago Toscano)

Ancore gettate a pochi metri dalla costa, praterie di Posidonia distrutte, nafta e rifiuti in mare. Il Cigno Verde si appella alle istituzioni.

 

di Gabriella Congedo
30 luglio 2024

Ancora sul fondale roccioso
Ancora sul fondale roccioso

ISOLA DI GIANNUTRI (Gr) – In questo periodo chi pretendesse di andare sott’acqua con maschera e pinne o semplicemente nuotare nel golfo dello Spalmatoio a Giannutri sappia che può rischiare la vita.
A luglio è ripartito come ogni anno l’assalto selvaggio all’isola più a sud dell’Arcipelago Toscano. Con il mare calmo il Golfo dello Spalmatoio è invaso da centinaia di barche che giornalmente arrivano buttando l’ancora sulle praterie di Posidonia oceanica, distruggendola e spesso ancorandosi a pochi metri dalla costa rocciosa senza rispettare il limite dei 100 metri. E a fine giornata, passata la frenesia vacanziera, quello che rimane sono rifiuti sul fondo del mare, danni alla Posidonia e una patina di nafta sulla superficie dell’acqua.

Legambiente Arcipelago Toscano torna a denunciare, per l’ennesima volta, lo stato di abbandono in cui versa da anni una delle perle dell’Arcipelago Toscano: una specie di “liberi tutti” dove ognuno può fare ciò che vuole con un rischio minimo di incorrere in sanzioni. “Non esiste, purtroppo, alcun controllo quotidiano – fa sapere l’associazione ambientalista – poiché la Capitaneria di Porto è a Porto Santo Stefano, quindi molto lontano dall’isola e di conseguenza difficilmente interviene”.

Non è solo un problema di controlli. La questione di fondo è che l’isola di Giannutri, come tutto l’Arcipelago Toscano, aspetta da 42 anni l’istituzione dell’Area Marina Protetta prevista dalla legge n. 979 del 1982. L’iter è arenato da decenni e in particolare il golfo dello Spalmatoio, ad oggi, non ha alcun tipo di protezione e regolamentazione.

Ma l’ancoraggio selvaggio non risparmia le altre insenature dell’isola: domenica 22 luglio una barca di diving appena fuori Cala Maestra, in piena zona 2 del Parco Nazionale e altre 5 barche di diving nei pressi di Cala Ischiaiola, alcune delle quali in piena attività con dei sub in immersione, si ancoravano senza ormeggiarsi alle apposite boe messe a disposizione del Parco Nazionale.
Dal Cigno Verde arrivano parole di sdegno: “Ricordiamo che siamo in zona 2 del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e che la sosta per i diving è permessa solo attraverso la prenotazione dietro pagamento di una delle boe gialle del campo boe predisposto dal Parco nazionale proprio per loro”.

L’ancoraggio denunciato da Legambiente è illegale e dannoso in quanto distrugge i fondali. “Ribadiamo ancora una volta che l’ancoraggio a meno di 100 m. dalla costa è sempre illegale – continuano dall’associazione – Purtroppo a Giannutri, nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano, ci si continua ad ancorare in questo modo. Questo anche perché le regole non sono chiare e non esiste alcun controllo quotidiano, qualcosa che sarebbe impensabile in un’area tutelata a mare in un altro Paese europeo”.
Una prima soluzione sarebbe installare delle telecamere nelle zone più frequentate, il che permetterebbe alla Capitaneria di sanzionare gli illeciti senza neanche intervenire sul posto ma solo prendendo le foto.

La stessa Legambiente si rivolge poi alle istituzioni: “La nostra parte per cambiare lo stato delle cose la stiamo facendo e continueremo a farla. Sarebbe giunto il momento che anche le istituzioni preposte passassero dalle parole ai fatti e dai progetti alla realizzazione, cominciando dal garantire la reale protezione di ambienti che lo Stato italiano ha deciso di tutelare senza poi farlo davvero”.

Schiuma sul pelo dell'acqua (foto Legambiente Arcipelago Toscano)
Schiuma sul pelo dell’acqua (foto Legambiente Arcipelago Toscano)

 

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