Dall’emporio solidale di Campi Bisenzio al trasporto collaborativo di San Casciano. Dodici esempi di economia civile e solidale sono stati raccolti dalla Regione nel libro verde “CollaboraToscana”.
Sharing economy in salsa toscana: ‘solidale’ e di comunità, magari svolta su beni comuni, fondata sì sulla condivisione ma soprattutto sulla collaborazione.
È il principio guida di CollaboraToscana, il libro verde, scaricabile anche on line, che la Regione ha presentato ieri a Rifredi, in uno spazio coworking scelto non a caso.
Sono stati selezionati dodici esempi di economia civile e collaborativa utili per ridare slancio a territori e comunità che da soli non riescono a fronteggiare i propri bisogni e rispondere all’erosione sociale, pratiche utili per salvaguardare paesaggio e ambiente e che hanno a che fare con stili di vita, impegno sociale e responsabilità verso gli altri.
E le esperienze di economia collaborativa si sono rivelate più numerose di quanto si possa immaginare, alcune anche con una lunga storia alle spalle. Come il teatro povero di Monticchiello in Val d’Orcia, che vive da 51 anni, e attorno a cui è nata una cooperativa di comunità.
Colpito dalla crisi della mezzadria dei primi anni Sessanta, per non morire il paese nel 1967 si è reinventato nel segno del teatro: “una reazione a quei ‘lombrichi’ che erodono l’Italia minima ma senza renderla feconda” racconta Andrea Agresti, regista e anima del teatro povero (ma impegnato) di Monticchiello. E da allora non si sono più fermati: i giovani non fuggono più, è rinata la vita sociale e ricreativa, si è sviluppata una rete di ristoratori e strutture ricettive e poi esperienze di servizio civile e con ospiti richiedenti asilo.
A San Casciano in Val di Pesa, nel Chianti fiorentino, l’economia collaborativa è servita a risolvere un problema di scarsi collegamenti tra le tante piccole frazioni di un territorio che misura più di 100 chilometri quadrati: nessun treno, pochi bus, pochi utenti per reggersi sul mercato, un quarto della popolazione sopra i 65 anni e tra loro diversi ultranovantenni, la scelta nel 2015 è stata quella di mettere in rete e far meglio conoscere i trasporti su prenotazione offerti dalle associazioni di volontariato, a disposizione per raggiungere strutture sanitarie, andare a teatro o anche visitare un museo. Il Comune ha aggiunto un bus navetta gratuito, due volte a settimana, da San Pancrazio, Montefiridolfi e Mercatale verso il capoluogo. Si sono inventati anche un car sharing territoriale, una sorta di “Bla bla car” analogico, spontaneo, con un referente per paese e bacheche fisiche in piazza, dove offrire e cercare passaggi, per ora di legno e con fogli di carta ma che per gli studenti dei poli universitari di Sesto Fiorentino e Careggi si è già evoluto on line. Un progetto articolato di trasporto collaborativo che in Regione si pensa di replicare lungo tutta la via Francigena, in chiave turistica.
A Rispescia, nel parco dell’Uccellina in provincia di Grosseto, il recupero di un edificio comune ha portato al coinvolgimento di disabili, migranti e disoccupati, musicisti in cerca di un luogo dove esibirsi e disposti in cambio a dare lezioni di musica a chi altrimenti non se le potrebbe permettere, anziani pronti a insegnare l’arte della terra. Un progetto che coinvolge anche un paio di banche, pronte a emettere obbligazioni attraverso cui raccogliere i capitali per partire.
A Campi Bisenzio, all’interno di bene confiscato alla criminalità, ha trovato casa invece l’emporio solidale “Fai da noi”, nato da una collaborazione tra Comune, la multinazionale Leroy Merlin e l’associazione Diaconia Valdesa fiorentina. L’idea è semplice: ti serve un martello, una scala o un altro utensile, chiodi o vernice? Prendile in prestito e in cambio offri ore di volontariato civico e di impegno sociale. Il servizio si rivolge alle famiglie in difficoltà economica ma anche a chi, semplicemente, non vuole comprare un oggetto che utilizzerà sporadicamente ma offrire tempo e competenze a vantaggio della collettività: contro lo spreco e come esempio di cittadinanza attiva.
La collaborazione può aiutare anche a creare una nuova economia basata sulla biodiversità. E’ successo a Montespertoli, in provincia di Firenze, dove è nata una filiera sulla riscoperta dei grani antichi, quelli che nell’Ottocento la facoltà di agraria aveva selezionato come i migliori per quei terreni ma di cui negli anni Cinquanta del Novecento si era persa traccia, a vantaggio di vigneti e olivi. L’associazione si è costituita nel 2014 e dopo tre anni, racconta il sindaco Giulio Mangani, i terreni coltivati occupano 500 ettari, i quintali di grano prodotti superano i 3.000. La rete si è allargata a due mulini, quattro forni e alcune pasticcerie, a scuola si mangia solo pane di grani antichi e da quest’anno anche la pasta. In conseguenza della scelta biologica e dell’esigenza di una rotazione nella coltivazione dei terreni, è nata anche una filiera delle zootecnia e dei legumi. Il prossimo passaggio sarà la certificazione dei grani.
La Regione ha lanciato invece il progetto “Banca della Terra“, che dal 2013 ha già messo a disposizione 5.000 ettari di terreni coltivabili, per l’80 per cento già assegnati, tra i 110mila di sua proprietà. Molti sono giovani e infatti l’intervento è parte del progetto Giovanisì, per chi vuole cercare un’autonomia economica puntando sull’agricoltura. L’assegnazione avviene con bandi. L’idea nuova è farli precedere da una manifestazione di interesse dei progetti. E oltre alla “Banca della Terra”, per chi vuol cimentarsi su appezzamenti più piccoli ci sono i “100 mila orti urbani“, a cui hanno già aderito 60 comuni: sempre un progetto regionale di Giovanisì.
Ma le frontiere dell’economia collaborativa possono essere ancora più estese: dai beni e spazi culturali alle rete di laboratori aperti, dalla promozione del territorio alla casa e al welfare, attraverso forme di coabitazione fondate non sul classico affitto ma su valori e mutualità. Terreni in parte già esplorati e in parte da esplorare.
Fonte: Regione Toscana
Aggiungi un commento