Attualità

Funivia Doganaccia–Scaffaiolo, le guide ambientali alle istituzioni: “Fermate il progetto”

appennino-funivia-opera_Toscana-ambiente
Foto dalla pagina Facebook del CAI di Prato

“Da operatori turistici non comprendiamo l’utilità di quest’opera. Chiediamo di rinunciare finché si è in tempo senza investire altro denaro pubblico”. 

 

28 settembre 2023 

PISTOIASi allunga la schiera di quanti si oppongono al progetto di un nuovo impianto di collegamento Doganaccia – Corno alle Scale in nome di uno sviluppo sostenibile dell’Appenino. Per anni si è pensato che la cosa non andasse avanti; invece  il 9 marzo 2023 in Provincia a Pistoia è stato depositato lo Studio di fattibilità. Si prevede in particolare di costruire ex novo un’altra funivia, a vantaggio degli sciatori, per avvicinarsi dalla Doganaccia al Lago Scaffaiolo
Tra chi ha detto “no” alla grande opera, già finanziata con 15 milioni di euro, figurano tutte le principali associazioni ambientaliste (Legambiente, WWf, Lipu, Italia Nostra, Club Alpino Italiano) e una miriade di associazioni e comitati locali. Per fermare il progetto è ora sceso in campo anche un gruppo di guide ambientali escursionistiche con la seguente lettera aperta alle istituzioni.

Al Presidente e agli Assessori interessati della Regione Toscana
Ai Presidenti e ai Consiglieri delle Commissioni interessate della Regione Toscana
Al Presidente della Provincia di Pistoia
Ai Sindaci dei Comuni di San Marcello – Piteglio e Cutigliano-Abetone

I sottoscritti e le sottoscritte guide ambientali escursionistiche (GAE) manifestano la loro netta contrarietà al progetto di una nuova funivia fra la Doganaccia e il lago Scaffaiolo, che ricadrebbe in gran parte all’interno della zona speciale di conservazione denominata Monte Spigolino-Monte Gennaio (in comune di San Marcello – Piteglio).
Si tratta di una grande opera che, qualora fosse realizzata, comporterebbe gravi impatti diretti e indiretti sulla biodiversità, il paesaggio e i servizi ecosistemici di un’area appenninica fra le più pregevoli della Toscana. Un tratto appenninico che (al netto dei ripetitori sul monte Croce Arcana, di vecchia realizzazione) deve gran parte della sua attrattiva proprio all’elevato grado di integrità dei suoi habitat e dei suoi paesaggi di alta quota.

In quanto guide ambientali escursionistiche che operano prevalentemente, o comunque frequentemente, nell’Appennino Tosco-Emiliano, riteniamo che questo progetto, se fosse realizzato, danneggerebbe sensibilmente la nostra attività professionale, che si pone in antitesi a uno sfruttamento turistico di massa e tende a rifuggirne i luoghi.

Da operatori turistici davvero non si comprende l’utilità di quest’opera che a monte si attesta lontano da piste da sci (le più prossime, sul versante emiliano, distano oltre 700 metri, con una viabilità di collegamento improponibile in quella stagione). In estate poi l’area è facilmente raggiungibile per comodi sentieri a partire da varie località, sia dal versante toscano che da quello emiliano, e vi è già un’elevata presenza turistica, che anzi in alcuni casi necessiterebbe di essere regolamentata per evitare danni a specie ed habitat rari e minacciati (si vedano in proposito le norme di salvaguardia della ZSC emanate dalla stessa Regione Toscana con DGR 1223/2015).

D’altra parte sono passati decenni da quando quest’idea è stata concepita, un tempo nel quale la concezione della montagna intesa come un luna park è stata superata e (fatte salve poche aree particolarmente vocate, come Abetone) gli impianti a fune precedentemente realizzati in ambiente appenninico sono stati abbandonati e in parte dismessi. Un tempo nel quale la cultura della cura della Casa Comune è divenuta un pilastro della politica comunitaria e parte integrante della prima e della seconda parte della nostra Carta Costituzionale. Sinceramente non abbiamo ascoltato argomentazioni di merito convincenti da parte dei sostenitori dell’impianto, la cui motivazione principale – dal nostro punto di vista irricevibile – sembra essere il rischio di perdere il finanziamento!

Per le considerazioni sinteticamente esposte, che, ci sembra di capire, corrispondono a un sentire diffuso maturato fra i cittadini e le associazioni della montagna, chiediamo alle istituzioni di rinunciare, finché si è in tempo (e senza investire ulteriore denaro pubblico) alla realizzazione dell’opera in oggetto. Più in generale chiediamo che si ponga definitivamente fine al consumo di suolo (specie in aree fragili e preziose sotto il profilo ambientale) e si impegnino le risorse pubbliche nel ripristino di ecosistemi degradati e di strutture e infrastrutture pubbliche già esistenti in stato di abbandono o cronicamente carenti di manutenzione.

I firmatari
Isabella Ballati, Alessio Bartolini, Tania Bartolomei, Laura Battistelli, Paolo Bencivenni, Giulia Bertini, Giacomo Bruni, Michel Bruni, Paolo Burrini, Alberto Calamai, Valentina Ciani, Andrea Cigni, Angela Colonnacchi, Serena Conforte, Ennio Dallari, Paolo Del Vecchio, Anna Di Grazia Gambarini, Paola Falorni, Juka Ferrari, Cesare Gazzei, Marco Giacomini, Stefania Ginechi, Florian Haeusl, Andrea Innocenti, Elisa Leoncini, Francesca Lippi, Riccardo Logli, Valentina Marinai, Stefano Masetti, Paola Mogavero, Virginia Palestini, Iacopo Poli, Jean Claude Pucci, Giulia Raffaelli, Gabriele Ronconi, Valeria Rossi, Francesca Ruggeri, Susanna Selici, Simone Sfasci, Matteo Tamburini, Francesca Ugolini, Andrea Vezzani, Geremia Zampini

Tags