Mister Prada ha comprato la tenuta Vivarelli Colonna in Maremma per 18 milioni di euro. Ma il ministero può esercitare il diritto di prelazione.
MAGLIANO IN TOSCANA (Gr) – L’ultima area vergine del Parco della Maremma, Cala di Forno, rischia di diventare inaccessibile. Patrizio Bertelli, patron di Prada, l’ha acquistata a fine settembre per 18,4 milioni di euro dalle sorelle Vivarelli-Colonna. I vincoli impediscono di edificare un resort di lusso ma di fatto chi possiede la tenuta può rendere difficile l’accesso alla spiaggia. Solo il ministero dei Beni Culturali può intervenire esercitando il diritto di prelazione: ha 60 giorni di tempo dalla stipula del rogito. Per questo Editoriale Domani ha lanciato questa petizione, che ha raccolto finora oltre 16.000 firme, e l’ha diretta al ministro Dario Franceschini.
Possibile che sia la ricchezza del conto in banca a determinare chi ha diritto di godere di uno dei luoghi più belli, culturalmente ricchi e incontaminati del nostro Paese? Apparentemente sì, se lo Stato non deciderà di muoversi per correggere la stortura. Ma il tempo stringe.
Patrizio Bertelli, marito di Miuccia Prada e amministratore delegato dell’omonima casa di moda a fine settembre ha speso 18,4 milioni di euro per acquistare dalle sorelle Sabina, Francesca e Antonella Vivarelli-Colonna la tenuta di Cala di Forno. Si tratta dell’ultima area vergine del Parco della Maremma, nel comune di Magliano in Toscana: inaccessibile dal litorale, raggiungibile unicamente via mare o inerpicandosi per sentieri a cavallo tra scogliere e boschi, l’insenatura non ha ripetitori telefonici, connessioni wifi e nemmeno rete elettrica.
Solo boschi secolari, animali liberi, case coloniche e insediamenti storico-archeologici. La tenuta acquistata da Bertelli include un’ampia area boschiva, la spiaggia su cui scorrazzano liberi daini e caprioli, l’Antica Dogana e le case coloniali. E, soprattutto, le torri rinascimentali, erette dai Medici sui basamenti di precedenti costruzioni medievali. Un patrimonio naturalistico e culturale che, d’ora in poi, sarà inaccessibile al pubblico.
A meno che lo Stato non decida di esercitare la prelazione di cui dispone per acquistare le Torri.
Cala di Forno è un’area vincolata, sottoposta alle norme stringenti che regolano il Parco: Bertelli non potrà edificare un resort di lusso ma potrà evitare di avere intorno turisti, escursionisti e amanti del trekking, impedendo loro di arrivare nella zona. L’accesso ai sentieri che conducono all’insenatura va negoziato tra l’ente parco e la proprietà, ed è bloccato: gli unici itinerari chiusi di tutta l’area sono quelli che portano a Cala di Forno.
Dalla strada provinciale l’ingresso è impedito da un cancello, anche se la sentenza 15.268 della Cassazione del febbraio 2001, in un caso analogo, stabilisce che non è possibile escludere l’accesso al mare ai cittadini.
L’unico con il potere di intervenire è il ministero dei Beni Culturali, che ha 60 giorni dal rogito per esercitare la prelazione sulle Torri rinascimentali: acquistandole potrebbe restituire al pubblico quanto gli appartiene. Non sarebbe il primo intervento simile: nel 2019 il dicastero guidato da Dario Franceschini ha comprato la Torre del Cassero a Monticchiello, nel senese, in predicato di essere venduta ai privati per farne un agriturismo.
La petizione si può firmare a questo link
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