Il dato arriva da uno studio coordinato da Lorenzo Peruzzi, professore del Dipartimento di Biologia e direttore dell’Orto e Museo Botanico dell’Ateneo.
Redazione
13 gennaio 2023
PISA – Le invasioni biologiche possono causare danni anche gravi alla biodiversità autoctona e ritorcersi direttamente contro l’uomo ma quando parliamo di specie aliene non ci riferiamo soltanto a quelle animali, fenomeno sicuramente più noto. Il ritrovamento dell’edera velenosa a Impruneta, nel dicembre 2022, è un esempio che può essere utile per renderci più consapevoli di questi problemi. Si tratta infatti di una pianta molto tossica originaria del Nord America e di alcune zone della Cina che provoca gravi dermatiti da contatto.
Anche il mare non è da meno. La scorsa estate la presenza della pianta marina aliena Halophila stipulacea, arrivata attraverso il canale di Suez “a bordo” delle navi commerciali, è stata documentata in Salento dai ricercatori Luigi Musco e Andrea Toso sulle pagine della rivista Mediterranean Marine Science. Secondo gli studiosi “la pianta è in grado di modificare l’ambiente circostante e può turbare pesantemente l’equilibrio dell’ecosistema: rapporti di predazione, cooperazione o simbiosi potrebbero modificarsi, potremmo perdere biodiversità”.
Liguria, Friuli Venezia Giulia e Trentino-Alto Adige sono le regioni più ricche di flora in Italia, anche se tanta ricchezza comprende presenze record di specie aliene. Il dato arriva da uno studio pubblicato sulla rivista Plants coordinato da Lorenzo Peruzzi, professore del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa e direttore dell’Orto e Museo Botanico dell’Ateneo. Per quanto riguarda le specie aliene Lombardia, Veneto, Toscana ed Emilia-Romagna mostrano invece problemi di conservazione potenzialmente gravi a causa delle invasioni biologiche.
In particolare la Toscana mostra livelli di ricchezza floristica solo lievemente inferiore all’atteso. Ciò significa, semplificando, che nella regione vi sono più o meno tante specie native quante era lecito attendersi sulla base dell’ampiezza del suo territorio, ma anche purtroppo molte più specie aliene del previsto.
“Abbiamo costruito un dataset di 266 flore di varie estensioni, da minuscoli isolotti come Stramanari in Sardegna ai circa 302 mila km quadrati dell’intero territorio nazionale, e poi applicato la relazione specie-area per l’intera flora vascolare italiana, per le sole specie native e per le sole specie aliene – aggiunge Marco D’Antraccoli, curatore dell’Orto Botanico dell’Università di Pisa – in questo modo siamo riusciti a valutare, per ogni flora, se il numero di specie censito fosse al di sopra o al di sotto dei valori attesi per l’area del territorio in esame”.
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