Naturalisti e cittadini segnalano la distruzione dell’habitat ripario dove dagli anni ’70 viveva e si riproduceva il Polyphylla fullo, specie protetta in Toscana.
di Gabriella Congedo
4 giugno 2024
FIRENZE – La biodiversità urbana oggi tanto invocata è un bene fragile e si regge su equilibri delicatissimi. La natura tende a riappropriarsi di ogni minimo spazio che le si offre, lo abbiamo visto anche durante il lockdown. In città però deve fare i conti con le esigenze dell’uomo, considerate prioritarie. E il più delle volte perde la partita.
È quanto accaduto di recente sul lungarno Amerigo Vespucci, in pieno centro a Firenze. Qui secondo molte segnalazioni di naturalisti e cittadini un intervento di manutenzione straordinaria sulla sponda destra del fiume ha distrutto uno dei più floridi ambienti ripari della città dove viveva e si riproduceva il Polyphylla fullo, coleottero protetto in Toscana segnalato lì fin dagli anni ’70. “Una specie di maggiolino marmorizzato molto bello – spiega il biologo Andrea Vannini – uno dei più grandi che abbiamo in Europa, conosciuto come Maggiolino dei pini, e questa zona era conosciuta da anni per essere luogo di riproduzione”.
La questione è venuta fuori inizialmente tra gli appassionati e gli addetti ai lavori, poi con il tam tam sui social si è allargata fino a scatenare un piccolo terremoto. I lavori hanno lo scopo di movimentare e spostare più a valle un grosso accumulo di sabbia e sedimenti fluviali che si è formato sotto il ponte Vespucci e può rappresentare un fattore di rischio idraulico. Ma era proprio tra queste dune sabbiose con la loro vegetazione spontanea, ora rimosse dalle ruspe, che il Polyphylla fullo aveva trovato l’ambiente favorevole per riprodursi. Una cosa più unica che rara in città.
E infatti per tutelare questo ecosistema così delicato nel 2022 il Comune di Firenze ha approvato una mozione che sancisce la necessità di proteggere la popolazione del coleottero e tutta l’area per il suo elevato valore naturalistico e promuovere iniziative di educazione ambientale che facciano conoscere questa realtà. “Un’area di dune sabbiose fluviali – si legge nel documento – una formazione ormai rarissima in Italia a causa dell’antropizzazione degli argini, in cui cresce una comunità vegetale di Graminacee e Cyperacee, un ambiente umido unico ed enormemente biodiverso in pieno centro di Firenze”.
Si ricorda poi che il Polyphylla fullo è inserito tra le specie protette della Toscana e che l’allegato B articolo 5.1 della legge regionale 56/2000 vieta “il deterioramento o la distruzione dei siti di riproduzione o di riposo”.
Per alcuni giorni all’anno, tra la fine di maggio e l’inizio di giugno, si poteva assistere allo spettacolo affascinante di questi insetti che uscivano dai loro cespugli per la sciamatura. “Negli ambienti degli appassionati di natura destava molta curiosità – ricorda Andrea Vannini – perché, pur essendo all’interno di una zona altamente urbanizzata, stiamo parlando del centro di Firenze, tutti gli anni in questo periodo, tra maggio e giugno, c’era la sciamatura. Questo insetto si riproduce sciamando, gli adulti volano tutti insieme al crepuscolo per accoppiarsi e in queste sere, se si sapeva a che ora andare e dove cercare, era possibile osservare il fenomeno”.
Ora che il suo habitat è scomparso il maggiolino dei pini dovrà cercarsi un altro posto. “La nostra speranza come tecnici è che nonostante tutto, magari nelle immediate adiacenze, qualcosa sia sopravvissuto e che negli anni futuri il Polyphylla fullo possa tornare lì a riprodursi. Al momento però l’ambiente originario non esiste più”.
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