Inquinamento

Farmoplant, il Consiglio di Stato respinge il ricorso di Edison: “Corresponsabile dell’inquinamento”

Un'immagine dell'esplosione del 17 luglio 1988.
Un'immagine dell'esplosione del 17 luglio 1988.

Il colosso industriale si era opposto alla sentenza del Tar della Toscana risalente a quattro anni fa. Ulteriore proroga di un anno per l’avvio della bonifica.

 

Redazione
25 luglio 2024

MASSA CARRARA – Nel novembre del 2020 un’importante sentenza del Tar della Toscana aveva respinto un ricorso proposto da Edison S.p.a. contro il Ministero dell’Ambiente, l’Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale (ISPRA) e l’Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana (ARPAT). Il ricorso aveva come obiettivo l’annullamento della richiesta che il ministero dell’Ambiente le aveva rivolto di presentare un progetto di bonifica delle acque di falda dell’intera area industriale ex Farmoplant.

Il disastro della Farmoplant, l’ex Montedison-Diag che produceva fitofarmaci, risale al 17 luglio 1988 quando un incendio sprigionò una nube tossica che si diffuse per 2000 km². Le zone più colpite furono Marina di Massa e Marina di Carrara e ancora oggi molti pozzi dell’area industriale risultano inquinati nonostante le azioni di bonifica.

Adesso anche il Consiglio di Stato ha rigettato il ricorso di Edison contro la sentenza di primo grado del Tar di Firenze, risalente ormai a quattro anni fa. Le parole messe nero su bianco a Roma dal supremo tribunale amministrativo forse non saranno sufficienti a mettere la parola fine sulla vicenda della Farmoplant ma di certo entreranno nella storia del territorio apuano: “L’appello è infondato e deve essere respinto”. La Farmoplant risulta dunque (cor)responsabile dell’inquinamento delle acque sotterranee delle aree Sin e Sir di Massa e Carrara, dalla zona industriale fino al mare.

La sentenza, sebbene non possa cancellare il tragico ricordo dell’esplosione, rappresenta un passo importante verso la giustizia per una comunità che ancora attende la bonifica del territorio. Edison Spa, considerata erede di Farmoplant, si è scontrata in tribunale con il Ministero dell’Ambiente, Arpat, il Comune di Massa e le società Ivan Massa Srl e La Victor Coop Arl. Secondo i giudici “l’area non era stata definitivamente bonificata già nel 1995”, contrariamente a quanto affermato dall’azienda. Inoltre è stato confermato l’uso del tetracloroetilene nei processi produttivi dello stabilimento, evidenziando la continuità della filiera aziendale sin dagli anni ’60.

Secondo le analisi sulle contaminazioni presenti nell’area condotte da Sogesid il fosso Lavello, che separa le due aree, costituisce una barriera idraulica, impedendo il trasferimento delle contaminazioni. Pertanto i veleni sotto la Farmoplant non possono essere attribuiti a sorgenti esterne. Sul fronte del risanamento ambientale c’è stata un’ulteriore proroga di un anno per l’avvio dei lavori del progetto di bonifica elaborato da Sogesid. Il piano, presentato a giugno 2022, ha subito ritardi che hanno fatto perdere i finanziamenti iniziali di 21 milioni di euro del Fondo di sviluppo e coesione. Ora, la Regione Toscana ha stanziato 12 milioni di euro per il progetto.