Il principe William conferma l’impegno che la famiglia reale, a partire dal principe Carlo, continua a mettere sul fronte ambientale.
di Sandro Angiolini
Parlare della Gran Bretagna dopo la Brexit mi fa sempre un certo effetto: è un Paese dove ho studiato e lavorato, e continuo a pensare che sia stata una separazione fondamentalmente insensata. Ma oggi non posso farne a meno, visto che il futuro erede al trono dopo il principe Carlo, e cioè William, ha rilasciato pochi giorni fa alla Bbc un’intervista interessante sull’ambiente.
In sostanza il duca di Cambridge ha affermato che bisognerebbe pensare di più a salvare la nostra Terra piuttosto che andarsi a cercare altri pianeti dove trasferirsi (tra poco?). Ogni riferimento a tipi come Elon Musk e Jeff Bezos con i loro voli spaziali è ovviamente implicito. Lo ha fatto in occasione dell’annuale consegna di un premio ai cinque ideatori delle migliori soluzioni pratiche per risolvere problemi ambientali (Earthshot Prize, del valore di 1 milione di sterline ciascuno).
La notizia mi offre l’opportunità di condividere due tipi di riflessioni: la prima parte dall’impegno che la famiglia Windsor, a partire dal principe Carlo, continua a mettere sul fronte ambientale. In un certo senso è una rassicurazione. Qualsiasi sarà domani il governo inglese, sembra che i reali su questo fronte siano svegli, e probabilmente questo qualcosa conterà, nel Regno Unito e non solo. Inoltre non si può che essere d’accordo con William, l’attuale corsa alla passerella nello spazio per tutti (perlomeno quelli disposti a sborsare cifre superiori allo stipendio di 8 anni di un cittadino normale) appare soprattutto un’operazione commerciale piuttosto che un avanzamento tecnologico, che pure in parte c’è. Ha ragione anche quando afferma che il livello di attenzione medio della gente rispetto alla gravità delle emergenze ambientali, nel mondo “sviluppato” così come in quello che lo è meno, è ancora inadeguata.
La seconda riflessione riguarda proprio l’occasione in cui l’intervista è stata rilasciata, e cioè la premiazione di idee particolarmente innovative, spesso lanciate come sfide (ad esempio: chi riesce per primo a risolvere un determinato problema tecnico) con un lauto premio in denaro. Si tratta di una tradizione assai diffusa nel mondo anglosassone, molto meno nei paesi latini dove i centri di ricerca si affidano soprattutto a bandi pubblici per finanziarsi. Non ho la competenza per valutare pregi e difetti dei relativi approcci all’eccellenza e all’innovazione, ma sarei ben felice se anche in Italia, e in Toscana, qualche fondazione privata lanciasse iniziative simili in campo ambientale. Sarebbe un gesto veramente nobile.
OLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.
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