Le intenzioni del nuovo presidente sui temi ambientali, a cominciare dall’uscita dal Trattato di Parigi, non lasciano presagire nulla di buono.
di Sandro Angiolini
10 novembre 2024
Questa settimana è stata occupata, a livello di media, da una notizia principale: l’elezione del nuovo presidente degli USA. Che è poi risultato non essere nuovo, né particolarmente attento né favorevole alle cause ambientaliste. Tanto per ricordare ai più distratti cosa ha fatto e cosa ha promesso di fare Trump:
– uscire dal Trattato di Parigi del 2015 per combattere il cambiamento climatico: quindi meno fondi alle rinnovabili, meno aiuti alla riconversione ecologica dei Paesi in via di sviluppo e continuare con l’estrazione e l’uso di combustibili fossili. In quest’ultimo filone vanno ricompresi il via libera a nuove trivellazioni anche in parchi e aree protette;
– meno aiuti a tutte le attività che facilitano la transizione e l’economia verdi (per esempio agricoltura biologica, tutela della salute dei consumatori, economia circolare, minor sostegno alle agenzie federali che si occupano di tutela ambientale, nessun innalzamento dei requisiti minimi per proteggere le risorse ambientali come acqua e aria).
L’unico settore in cui probabilmente non cambierà molto sarà il sostegno alla diffusione di auto elettriche prodotte negli USA, vista l’estrema vicinanza del presidente con il proprietario di Tesla.
Tutto questo avrà senz’altro conseguenze negative nella lotta mondiale al cambiamento climatico i cui effetti negativi, peraltro, non tarderanno a farsi sentire proprio e soprattutto in alcuni Stati dell’America: in quelli del Mid West per la maggiore probabilità di venti fortissimi che alimentano tempeste di sabbia (“dust bowl”), in quelli del sud-est per tornadi e uragani la cui intensità è, negli ultimi anni, costantemente aumentata.
Chissà cosa ne pensa, all’altro lato del pianeta, Richard Gun, il politico australiano che per primo, nel lontano 1970, sollevò in un parlamento il problema del cambiamento climatico, di cui è apparsa in questi giorni un’intervista su un noto quotidiano inglese. Chi oggi si lamenta del fatto che non disponevamo prima di informazioni sufficienti per prendere decisioni in merito dovrebbe ricredersi: i segnali e gli allarmi circolavano già dagli anni Settanta.
Da domani, nella capitale dell’Azerbaijan, si troveranno invece riuniti per 10 giorni politici di tutto il mondo per discutere di come trovare le risorse per sostenere i costi che il cambio climatico ci impone. L’incontro va sotto il nome di COP29, cioè la riunione annuale dei firmatari dell’accordo di Parigi citato sopra. Peccato che il ministro Azero (nonché direttore del comitato organizzatore dell’evento) sia anche impegnato professionalmente a trovare nuovi accordi per l’utilizzo del petrolio che il suo Paese produce…
OLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.
È di recente uscito il suo libro “Comunicare meglio-istruzioni per l’uso”, un manuale divulgativo sulle tecniche di comunicazione rivolto ai non addetti ai lavori.
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