Dopo la nomina di un commissario straordinario il recupero si è arenato per un ingorgo burocratico. Il Cigno Verde: “In 5 anni nessun risultato apprezzabile”.
di Gabriella Congedo
PIOMBINO (Li) – Non si vede ancora la parola “fine” nella telenovela delle ecoballe che giacciono da 5 anni nei fondali del mar Tirreno. Il cui recupero appena iniziato è stato subito bloccato da un ingorgo burocratico. E adesso Legambiente rivolge un’accorata richiesta d’aiuto al ministro dell’Ambiente Sergio Costa.
Si tratta delle 56 ecoballe perse dalla motonave Ivy al largo di Piombino nel luglio del 2015: 63 tonnellate di rifiuti plastici che stanno continuando a deteriorarsi e a inquinare un’area protetta tra le più importanti del Mediterraneo.
L’incidente era rimasto nascosto per tre anni finché, grazie a una serie di segnalazioni e al monitoraggio di ARPAT sulla quantità anomala di rifiuti marini, si era potuto risalire all’episodio.
Per recuperarle finalmente l’estate scorsa il Governo aveva nominato un commissario straordinario, il Contrammiraglio Aurelio Caligiore. Il provvedimento di nomina però è stato impugnato dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato che ha ravvisato gli estremi per il conflitto d’interesse. E su questo contenzioso si è arenato il recupero delle ecoballe che nel frattempo, a detta dell’ISPRA, continuano a inquinare i fondali del mar Tirreno.
“L’Istituto – si legge nella lettera di Legambiente al ministro Costa – si è espresso unanimemente circa l’indifferibilità della messa in opera di ogni azione che possa contribuire al recupero dei materiali dispersi, in tempi certi e il più presto possibile, pena un costante aggravio dell’inquinamento in atto“.
“La nostra associazione – dichiara Stefano Ciafani, presidente nazionale di Legambiente – ha lavorato molto in questi anni per favorire la pratica del plastic free, soprattutto in territori e litorali delicati come quelli in questione. Abbiamo organizzato campagne di recupero rifiuti sulle spiagge, abbiamo sensibilizzato e coinvolto le categorie produttive, il mondo della pesca e della balneazione, la cittadinanza, le associazioni e le amministrazioni locali in un percorso virtuoso per sostituire la plastica usa e getta e favorire il recupero di quella dispersa nell’ambiente, come con il progetto Arcipelago Pulito realizzato con Unicoop Firenze e Regione Toscana. Sarebbe imperdonabile che di fronte a una tale emergenza e a una sensibilità così diffusa la risposta dell’amministrazione centrale si risolvesse in un palleggio di responsabilità fra diversi soggetti che non ha sortito alcun risultato apprezzabile addirittura in un intero lustro”.
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