Ultimo sopralluogo dei biologi di tartAmare sui due nidi di Baratti e Rimigliano: tutti gli embrioni sono morti tranne alcuni. Adesso si spera di riuscire a salvarli in incubatrice.
di Gabriella Congedo
LIVORNO – Si può considerare finita – incredibilmente tardi, visto che siamo oltre metà novembre – la stagione riproduttiva di Caretta caretta in Toscana. Lo si apprende dall’associazione tartAmare – la onlus che ha gestito 5 dei 7 nidi toscani – dopo l’ultimo sopralluogo dei suoi esperti ai due nidi di Baratti e Rimigliano.
Questo 2020 è stato infausto persino per i nidi di tartaruga marina, almeno in Toscana. La stagione sembrava partita bene con un numero record di nidificazioni ma poi è successo di tutto: nidi deposti in zone a rischio inondazione, altri deposti sugli scogli, nidi tardivi, nidi violati dai vandali, mareggiate eccezionali, cali di temperatura anomali a fine settembre- inizio ottobre. Risultato: pochissime nascite rispetto alle aspettative.
Un po’ di speranza, appunto, c’era ancora per i due nidi di Baratti e Rimigliano, deposti rispettivamente il 10 e il 14 agosto. Al precedente controllo di fine ottobre le uova, 96 a Baratti e 64 a San Vincenzo, esaminate con la tecnica della speratura erano risultate ancora in buono stato con gli embrioni in avanzato stato di sviluppo. Ma alla fine non ce l’hanno fatta.
“Le uova hanno portato avanti tranquillamente il loro sviluppo in piena salute – spiegano gli esperti di tartAmare – ma quando sono state molto vicine alla fase del riassorbimento del tuorlo e dell’uscita dall’uovo, fase che comporta un dispendio energetico particolare, questo momento ha coinciso con il calo delle temperature e si sono bloccate”.
Niente da fare dunque. O forse no: “Sempre attraverso un’attenta speratura uovo per uovo abbiamo però scoperto che alcuni embrioni non erano ancora morti – aggiungono dall’associazione – Queste uova sono state trasportate al Centro Recupero Tartarughe Marine di tartAmare per essere incubate artificialmente e tentare quest’ultima estrema via per salvarle”.
Se le tartarughe sono notoriamente animali resilienti, bisogna dire che anche i volontari e gli esperti di tartAmare non scherzano.
Fonte: www.tartamare.org
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