L’ha scoperto lo staff dell’associazione tartAmare di Grosseto. Cosa si deve fare (e non fare) se si trova una traccia di tartaruga marina? Lo spiegano gli esperti.
di Iacopo Ricci
1 luglio 2023
CASTIGLIONE DELLA PESCAIA (Gr) – Il secondo nido di tartaruga marina della Toscana, il primo di quest’anno per la Maremma, è stato scoperto ieri mattina sulla spiaggia di Roccamare nel Comune di Castiglione della Pescaia. Ancora una volta le mamme tartaruga dimostrano una particolare predilezione per questo tratto di costa toscana.
Dopo alcuni giorni in cui gli operatori dell’associazione tartAmare di Grosseto, che ogni giorno all’alba ispezionano attivamente le spiagge, ritrovavano tracce di tartarughe marine emerse per perlustrare la zona, finalmente ieri mattina il nido è stato individuato con l’aiuto di un drone e subito messo in sicurezza.. Il primo nido della stagione invece è stato scoperto da una turista sulla spiaggia di Galenzana all’Isola d’Elba (leggi qui l’articolo).
Quest’anno il raggio d’azione di tartAmare e l’area del progetto e del monitoraggio si è ampliata, comprendendo un tratto di costa che va da Capalbio a Marina di Pisa in maniera continuativa, esclusa solo l’area del Parco dell’Uccellina. “Sono veramente molti chilometri – dicono dall’associazione – e non sarebbe possibile percorrerli ogni giorno in maniera puntigliosa senza l’aiuto di un drone che ci è stato donato da Tuscany Environment Foundation con il quale siamo riusciti a trovare questo nido e speriamo tanti altri”.
La stagione della nidificazione è appena agli inizi. Se capitasse a noi di individuare una traccia siamo sicuri di sapere cosa fare e, soprattutto, cosa NON fare? Perché l’entusiasmo può indurre a compiere errori clamorosi e irreparabili. Ecco i consigli degli esperti di tartAmare.
Cosa si deve fare quando si trova una traccia
La primissima cosa da fare se si pensa di aver trovato una traccia di emersione è segnalarla immediatamente chiamando il 1530 e, qualora se ne conoscano i contatti, un’associazione che si occupa di tutela dei nidi di tartaruga marina in quella zona specifica.
È fondamentale poi mettere in sicurezza tutta l’area circostante la traccia, evitando che le persone la cancellino camminandoci sopra, fino all’arrivo del personale scientifico, che dovrà interpretare la traccia e verificare la presenza delle uova.
Il ruolo del volontario, pur se fondamentale, si ferma qui.
Cosa NON si deve fare
Tutte le operazioni successive devono necessariamente essere svolte da personale specializzato e autorizzato.
È quindi assolutamente vietato, per chiunque non disponga di una specifica formazione scientifica e di un’autorizzazione del ministero dell’Ambiente, tentare di scavare alla ricerca delle uova, così come manipolare le uova stesse. Lo scavo per verificare la presenza di un nido infatti è un’operazione tutt’altro che facile che, se condotta nel modo sbagliato o da persone non formate, può rendere impossibile il ritrovamento delle uova e la conferma della presenza del nido.
Altro rischio di operazioni svolte da personale improvvisato e non autorizzato è quello di compromettere la sopravvivenza del nido. Le prime ore successive alla deposizione sono estremamente delicate per le uova che devono essere approcciate e, qualora sia necessario, manipolate solo da personale esperto.
Infine va ricordato che le tartarughe marine sono animali a rischio di estinzione protetti dalla nostra legislazione, per questo motivo la manipolazione sia di esemplari che di uova è soggetta ad autorizzazione specifica e nominativa da parte del ministero.
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