Inquinamento

Divieti di balneazione sulla costa Apuana, è polemica tra ARPAT e Comuni

Immagine d'archivio
Immagine d'archivio
Dai controlli batteri fecali oltre i limiti. Gli amministratori: “Tempi e modi sbagliati”, l’agenzia: “Campionamenti già programmati, i Comuni provvedano a interventi strutturali”.

 

di Gabriella Congedo

MASSA CARRARA – Nello stesso giorno in cui la costa apuana festeggiava la Bandiera Blu, con la riconferma di Massa e Carrara e la new entry di Montignoso, su buona parte del litorale scattava il divieto di balneazione. Motivo: la presenza di batteri fecali (escherichia coli ed enterococchi intestinali) oltre i limiti riscontrata in seguito ai primi controlli di ARPAT per questa stagione balneare, eseguiti il 12 maggio.

Non è la prima volta che accade ma gli amministratori locali non l’hanno presa bene. Il sindaco di Montignoso e l’assessora all’Ambiente del Comune di Massa hanno accusato Arpat di aver sbagliato tempi e modi, facendo i campionamenti in un giorno di temporale seguito a un lungo periodo di siccità, e di non aver eseguito invece nessun prelievo in Versilia.

Ma cosa c’entra il temporale? C’entra parecchio. Le precipitazioni forti e improvvise fanno esplodere le magagne dei sistemi fognari e degli impianti di depurazione, movimentando e scaricando nei corsi d’acqua – che poi sfociano in mare – i carichi inquinanti accumulati in precedenza. E’ un copione già visto, e non su solo questo litorale.

La risposta dell’Agenzia regionale alle accuse non si è fatta attendere: i controlli sulle acque di balneazione, spiega ARPAT, hanno come unico scopo la tutela della salute delle persone e devono attenersi a regole stringenti e uguali per tutti gli Stati dell’Unione Europea. Per ogni area di balneazione viene stilato a ogni inizio di stagione un calendario ufficiale dei campionamenti che va comunicato al ministero della Salute e alla Regione, e a quello bisogna attenersi.

Il rispetto di questo calendario – spiega Arpat in una nota – obbliga l’Agenzia a effettuare i prelievi anche in giorni di abbondanti precipitazioni o altri eventi atmosferici”. Questo serve a evitare che venga la tentazione di mascherare i problemi: “Evitare deliberatamente i giorni di campionamento prevedibilmente più critici indicherebbe una qualità dell’acqua migliore di quella che è in realtà, in maniera ingannevole e quindi vietata dalle norme europee e italiane”.

Invece di polemizzare a ogni inizio di stagione balneare bisognerebbe, continua l’agenzia, provvedere ai necessari interventi strutturali su scarichi abusivi, impianti fognari e di depurazione. Nel frattempo, visto che la legge lo prevede, le amministrazioni comunali potrebbero, anzi dovrebbero, emettere divieti temporanei di balneazione preventivi – a tutela della salute dei bagnanti -”in presenza di giornate di pioggia e nelle zone dove è prevedibile l’apporto significativo di inquinanti fecali da parte dei corsi d’acqua”.