Inquinamento

Dischetti di plastica: dopo tre anni sono ricomparsi all’Elba e sulle coste toscane

Dischetti plastica Elba
Foto Legambiente Arcipelago Toscano

Simili a quelli dispersi nel 2018 da un depuratore nel golfo di Salerno. Legambiente: “Ma sono più piccoli e più pericolosi”.

 

di Marcello Bartoli

ISOLA D’ELBA (Li) – Sono migliaia i misteriosi dischetti di plastica che continuano a spiaggiarsi sulle coste dell’isola d’Elba. Che cosa siano e da dove vengano ancora non è dato sapere.
L’allarme era stato lanciato già ad aprile da Legambiente Arcipelago Toscano. In questi giorni le segnalazioni stanno aumentando, forse perché le coste sono molto frequentate. La zona più colpita sembra essere la spiaggia di Procchio, nel Comune di Marciana Marina, ma turisti ed elbani stanno trovando questi dischetti un po’ in tutte le spiagge dell’isola. Altre segnalazioni arrivano da diverse località della costa pisana e livornese, da Viareggio e dalla Liguria.

L’invasione dei dischetti di plastica però, informa Legambiente, va ben oltre le coste del Tirreno settentrionale. Dopo il primo ritrovamento all’Elba sono stati trovati di recente anche a Bastia, in Corsica, lungo la costa di Orosei e in altre località della Sardegna. E sembra che siano arrivati anche più a sud, come a Marina di Pescia Romana, in provincia di Viterbo, al confine con la Toscana. Qualche dischetto nei giorni scorsi è stato segnalato perfino in Sicilia.
Legambiente: “Si tratta di un inquinamento che sembra non avere fine e che si sta ampliando da un’area che sembra coincidere con quella del cosiddetto vortice di microplastica presente a nord dell’Elba e tra l’Isola di Capraia e la Corsica”.

Il fenomeno, purtroppo, non è nuovo. Qualcuno ricorderà che nel febbraio 2018 una marea di misteriosi dischetti di plastica aveva invaso il litorale campano e nelle settimane successive tutte le coste e gli arenili del Mediterraneo occidentale, arrivando anche allora sulle spiagge dell’isola d’Elba. Si era poi scoperto che lo sversamento era legato al malfunzionamento di un impianto di depurazione sul fiume Sele, nel golfo di Salerno e i misteriosi dischetti (la stima era di 130 milioni) altro non erano che filtri.

Quelli che si stanno spiaggiando in questi giorni hanno le stesse caratteristiche di quelli provenienti dal depuratore sul Sele però sono più piccoli e dunque più pericolosi.
Occorre individuare subito la fonte di questo inquinamento, chiede l’associazione ambientalista, in quanto “le loro dimensioni ridotte rendono ancora più difficile recuperarli e possono essere più facilmente ingeriti da tartarughe marine e altre creature del mare”.

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