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Discariche, Arpat rivela: nessun certificato prevenzione incendi

Incendio della discarica di Serravalle, Pistoia (foto Regione Toscana)
Incendio della discarica di Serravalle, Pistoia (foto Regione Toscana)
La notizia emersa dall’ultima riunione della Commissione d’inchiesta regionale sulle discariche. Il presidente Giacomo Giannarelli: “Clamorosa novità fino ad oggi sconosciuta”. 

 

Incredibile ma vero: per le discariche non è richiesto il certificato di prevenzione incendi. La clamorosa novità è emersa durante l’ultima riunione (mercoledì 17) della commissione d’inchiesta regionale sulle discariche sotto sequestro e il ciclo dei rifiuti. Un focus sui 33 impianti presenti in Toscana e sulle 8 discariche attive al quale hanno partecipato i vertici Arpat, il direttore generale Marcello Mossa Verre e il direttore tecnico Guido Spinelli.

“Sono emerse notizie molto importanti e sconosciute fino a oggi” ha dichiarato il presidente della commissione Giacomo Giannarelli (M5S) a margine dei lavori. E tra queste, la notizia che per le discariche “non è richiesto il certificato di prevenzione incendi”. Un elemento giudicato “clamoroso” da Giannarelli anche perché i fenomeni di combustione sono frequenti e sono tra i motivi ricorrenti di sequestro. Esiste, sul punto, una circolare del ministero dell’Interno ma l’assenza di una richiesta specifica preoccupa, anche perché così viene escluso a priori un parere da parte dei Vigili del Fuoco.

Nel corso dell’audizione si è inoltre data notizia della costituzione di un gruppo di lavoro tecnico regionale sul tema dei rifiuti. Il team dovrà redigere un documento ricognitivo della situazione impiantistica regionale con l’individuazione degli “eventuali interventi migliorativi desumibili dalle Best available techniques di settore, in accordo con il gestore dell’impianto”. Il documento dovrà individuare anche le “azioni da intraprendere per dare soluzione alle ulteriori criticità indicate dalla relazione”.

Sul gruppo e sul lavoro che si sta svolgendo, Arpat ha informato che tra le “criticità più rilevanti” in Toscana c’è quella relativa al Css, il combustibile solido secondario, ossia il derivato dalla lavorazione dei rifiuti urbani non pericolosi e speciali non pericolosi, il cui recupero energetico non è più possibile perché mancano gli impianti e deve essere quindi conferito in discarica.

Fonte: Consiglio regionale della Toscana

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