Rifiuti e riciclo

Disastro usa e getta, gli ambientalisti alla Regione: distribuite mascherine lavabili

Guanti e mascherine
L’Osservatorio fiorentino sulla Sostenibilità: “Insieme alla difesa dell’ambiente sarebbe anche un sostegno all’artigianato e alle piccole e medie imprese del territorio”.

 

di Gabriella Congedo

Osservatorio_logoDue mascherine lavabili a persona al posto delle decine di mascherine usa-e-getta per cittadino distribuite ogni mese dalla Regione Toscana. La proposta, rivolta alla Regione e al Comune di Firenze, viene dall’Osservatorio fiorentino sulla Sostenibilità, nato agli inizi di maggio per volontà di un gruppo di associazioni e movimenti ambientalisti.

La Regione Toscana ha distribuito finora ai cittadini 55 milioni di mascherine usa-e-getta. Altrettante entreranno in circolazione nelle prossime settimane. E stiamo parlando solo della Toscana.
L’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca Ambientale (ISPRA) ha stimato che l’Italia quest’anno dovrà gestire un quantitativo di rifiuti derivanti dall’uso di mascherine e guanti compreso tra 150 mila e 450 mila tonnellate. Quanto si potrà continuare ancora in questo modo?

Davanti a questo scempio ambientale annunciato l’Osservatorio ha deciso di lanciare un appello a cittadini e istituzioni affinché si smetta di utilizzare materiale usa-e-getta composto da polimeri plastici, almeno nella vita di tutti i giorni. E ha proposto una serie di alternative.

Le alternative all’usa-e-getta ci sono, spiegano. Per esempio le mascherine di comunità. Che non sono un’invenzione degli ambientalisti ma sono previste dallo stesso Governo tramite i successivi DPCM e sul sito del ministero della Salute, dove si dice che (comma 2 art. 3 DPCM 26.4.2020) “possono essere utilizzate mascherine di comunità, ovvero mascherine monouso o mascherine lavabili, anche auto-prodotte, in materiali multistrato idonei a fornire un’adeguata barriera (Abhiteja Konda et al 2020) e, al contempo, che garantiscano comfort e respirabilità, forma e aderenza adeguate che permettano di coprire dal mento al di sopra del naso”.

“La soluzione quindi per diminuire una parte del carico di plastiche e microplastiche nell’ambiente, in attesa di poter smettere di usare le mascherine – spiegano dall’OFS – è quella di utilizzare mascherine lavabili, possibilmente di tessuti naturali, in ogni caso multistrato (per verificare l’efficacia filtrante dei diversi tessuti sono disponibili diversi studi di laboratori e università reperibili online)”.

In mancanza di mascherine lavabili, un’altra opzione è quella di sanificare le mascherine usa-e-getta per poterne almeno prolungare l’uso. Una procedura per farlo correttamente è ben illustrata dall’Istituto Chimico Farmaceutico Militare di Firenze.

Un’ulteriore prospettiva è stata da poco proposta da ENEA (Agenzia nazionale per le Nuove tecnologie, l’Energia e lo sviluppo economico sostenibile): un filtro a membrana polimerica di fabbricazione italiana, interposto fra i due strati esterni di una maschera lavabile di tessuto, che rispetta gli standard e che, una volta gettato in appositi contenitori destinati ai centri di raccolta e rigenerazione, può essere rigenerato e re-immesso in circolo chiudendo il ciclo in maniera virtuosa.

Alcune amministrazioni pubbliche si stanno già muovendo nella direzione dell’uso di mascherine lavabili, spiega l’OFS. Come la Regione Piemonte che dall’inizio di maggio sta distribuendo ai cittadini 5 milioni di mascherine lavabili prodotte da tre ditte locali selezionate con un bando. Perché non possono farlo anche il Comune di Firenze e la Regione Toscana? Non solo si ridurrebbe l’impatto sull’ambiente ma si aiuterebbero sia i laboratori artigiani – alcuni dei quali le stanno già producendo in autonomia – sia le medie e piccole imprese locali in un momento di forte difficoltà economica. Un comportamento virtuoso oggi può salvare il nostro mondo di domani.

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