A luglio durante i lavori di svuotamento dell’invaso sull’Appennino un’ondata di fango si è riversata nel Limentra e nel Reno. Le associazioni: “Un ecosistema fluviale distrutto”.
SAMBUCA PISTOIESE (Pt) – Il 28 luglio di quest’anno un’ondata di fango e sedimenti ha investito il torrente Limentra e il fiume Reno. Siamo a Sambuca Pistoiese, terra di confine sull’Appennino tra Toscana ed Emilia Romagna. Qui erano in corso le operazioni di svuotamento della diga di Pavana, un invaso artificiale costruito negli anni Venti del secolo scorso, quando una grande quantità di argilla e melma si è riversata tutta insieme a valle e poi nei due fiumi. Causando la morte di migliaia di pesci e danni incalcolabili all’intero ecosistema fluviale.
Lo svaso della diga era stato eseguito da Enel Green Power che ha in gestione la struttura. Un intervento programmato e autorizzato sia dalla Regione Emilia Romagna che dalla Regione Toscana, pur con una serie di prescrizioni. Ma qualcosa è andato storto e di quelli che erano fiumi pieni di vita ora non rimane più nulla.
Un disastro ambientale annunciato, denunciano WWF e Legambiente. Che con questa nota congiunta chiedono la revoca immediata della gestione della diga di Pavana a Enel Green Power e l’avvio di interventi straordinari di ripristino ambientale.
L’intervento messo in atto a fine luglio da parte di Enel Green Power, gestore alla Diga di Pavana e assi fluviali emissari (in primis fiume Reno e torrente Limentra) venne classificato mesi prima da Regione Toscana come “Manovra urgente e straordinaria degli organi di scarico” nella nota iniziale inviata da Regione Emilia Romagna il 18 maggio 2020 n. 0175394, che nei successivi accertamenti svolti dagli organismi competenti (Ufficio Tecnico per le Dighe di Firenze e Direzione Generale per le Dighe del Ministero Infrastrutture e Trasporti) “dimostravano le già prevedibili problematiche di vulnerabilità dell’opera connessa alla tipologia della diga e allo stato di degrado” e “criticità di alcuni elementi strutturali anche in caso di modeste sollecitazioni sismiche”.
Pur nella certezza dell’indispensabilità di tale intervento, WWF e LEGAMBIENTE non possono che constatare come l’intera esecuzione dei lavori abbia prodotto risultati catastrofici per quello che era prima un ricco ecosistema, nonché uno dei pochi vanti di rilievo turistico rimasti al nostro territorio, nonostante le numerose prescrizioni, dispositivi e obbligazioni emanati in via preventiva dalle Regioni Emilia Romagna e Toscana proprio per scongiurare il verificarsi di una simile, catastrofica situazione.
Il risultato è che si è di fatto azzerato un intero ecosistema a causa dello sversamento incontrollato di un numero imprecisabile di migliaia di metri cubi di fanghi e sedimenti di ogni genere e tipo lungo il corso dei due fiumi, che hanno spazzato via la vita in queste acque e fatto scomparire la ricca fauna aviaria, in primis i cosiddetti uccelli di palude, che da essi traevano sostentamento, seppellendo sotto metri di fanghi i grossi sassi, piccoli laghetti e tane dei pesci presenti ovunque sul letto dei fiumi.
Acque in piena salute alla fine del mese di luglio 2020, per le quali la stessa Regione Toscana nell’atto di autorizzazione alle manovre di svaso spiegava che:
· il Torrente Limentra di Sambuca […] prevede al 2021 il conseguimento degli stati di qualità ecologico e chimico di BUONO. Stato ecologico complessivo: sufficiente (macro ivertebrati: buono; macrofite, lim_eco, diatomee: elevato; sostanze tab. 1B: sufficiente per AMPA), – stato chimico: buono. Il tratto adducente all’invaso risulta classificato come idoneo a “salmonidi”
· Fiume Reno Valle […] prevede al 2021 il conseguimento degli stati di qualità ecologico e chimico di BUONO. […] risulta nel seguente stato di qualità: – stato ecologico complessivo: buono (macroivertebrati: buono; macrofite, limeco, diatomee: elevato; sostanze tab. 1B: buono), – stato chimico: buono. Il tratto risulta classificato come idoneo a “ciprinidi”;
Di tutto questo ora non resta più nulla. Rimangono solo fiumi completamente morti – come rilevato da ARPA Toscana di recente – il cui alveo è ora interamente ricoperto dai sedimenti provenienti dall’invaso e per i quali non è ancora stata resa nota, almeno non pubblicamente, la composizione chimica che pur certamente risulterà dalle analisi svolte dalle ARPA territorialmente competenti. Informazioni che ci dicono “secretate” per via delle indagini in corso.
Tutti gli organi politici e istituzionali delle due Regioni e dell’Appennino, unanimemente, hanno parlato di errori del gestore se non, in modo esplicito, di colpe gravi nell’effettuazione delle operazioni di svaso.
La versione di Enel (riportiamo virgolettato dal Web) è quella di un “imprevedibile” cedimento che “ha comportato la necessità di mantenere la completa apertura dello scarico di fondo della diga al fine di evitare l’ostruzione e la manovrabilità dell’organo atto alla sicurezza idraulica della diga. Tale situazione ha comportato la fuoriuscita di sedimento lungo l’alveo a valle della diga […]”.
Ricordiamo che già nel 1997 di verificò un danno analogo sempre a Reno e Limentra, e sempre conseguenza delle operazioni compiute nella diga di Pavana, con conseguente DISASTRO AMBIENTALE che, secondo gli esponenti della Provincia di Pistoia di allora, evidenziò “elementi di approssimazione nella gestione della operazione di svaso da parte di ENEL”. Altrettanto nell’agosto 2011 (dunque, sempre nel periodo più siccitoso dell’anno, cosa che amplifica ulteriormente le già nefaste conseguenze sull’ecosistema coinvolto) con altro disastro questa volta ai danni del fiume Scoltenna, episodio in cui si ebbe il coraggio di parlare apertamente di “smaltimento illecito dei fanghi accumulati nell’invaso” in conseguenza del quale ENEL è stata condannata a ripristino ambientale e ad una sanzione di oltre 450 mila euro (pagata dalle assicurazioni del gestore).
WWF e Legambiente si rendono perfettamente conto di quanto sia seria la situazione e quanto arduo il ripristino, trattandosi di fanghi ricchissimi di componenti ammoniacali e nitriti di decomposizione, con ottima probabilità di presenza anche di contaminanti antropici, sversati a migliaia di tonnellate fuori dalla diga. Oltre alla strage di pesci e organismi acquatici, e alla conseguente scomparsa dei tanti uccelli di fiume, tali sedimenti scenderanno col tempo lungo il Reno, con grave timore di perturbazioni agli acquiferi sotterranei che servono acqua potabile a Bologna.
L’azione che ora vorremmo portare avanti, insieme alle altre associazioni ambientaliste, ai sindaci e assessori Ambiente locali, e soprattutto con i gli abitanti dell’Appennino, non è volta a “trovare e punire i colpevoli” (cosa per la quale esistono organi giudiziari preposti) ma certamente a chiedere la revoca della gestione della diga di Pavana a Enel Green Power, e nel contempo chiederemo che siano messi in campo sforzi e risorse straordinari per ripristinare l’ecosistema fluviale a livelli ancora migliori di quelli pre-svaso, oltre a contribuire alla formazione di una o più nuove oasi/riserve, piuttosto che ad un rilancio dell’azione turistica promuovendo e finanziando attività, passeggiate e percorsi sulle sponde del fiume Reno.
Pertanto ci adopereremo per continuare a parlare e ad informare i cittadini su questo disastro ambientale; a sviluppare le alleanze con altri soggetti istituzionali, associazioni e abitanti delle due Regioni; a sollecitare le Autorità giudiziarie perché venga rapidamente accertata la piena responsabilità del disastro; a valutare la revoca della gestione a Enel Green Power; a chiedere un unanime e profondo impegno di tutte le parti coinvolte (tanto quelle che hanno causato, quanto quelle che hanno subìto il disastro) a trasformare questo disastro in un’occasione per investire nel rilancio turistico-culturale-ambientale della zona; a effettuare una raccolta di firme per una petizione utile a sollecitare queste richieste.
Comitato per il WWF di Pistoia e Prato Circolo Legambiente SettaSamoggiaReno
WWF Bologna Metropolitana Circolo Legambiente Pistoia
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