Una sofisticata tecnologia gli permette di individuare i solchi lasciati dalle reti sui fondali. Dalla collaborazione tra Greenpeace e l’Università di Pisa.
Redazione
21 Giugno 2022
CASTIGLION DELLA PESCAIA (Gr) – Combatteranno la piaga della pesca a strascico illegale nei fondali delle aree protette della Toscana. È questo lo scopo della collaborazione, appena avviata, tra Greenpeace e il team di robotica subacquea dell’Università di Pisa. Il protagonista di quest’avventura si chiama Zeno ed è un drone subacqueo di ultima generazione. Nei giorni scorsi i ricercatori l’hanno sottoposto a un primo test nei fondali di Castiglione della Pescaia. Le attività proseguiranno nei prossimi mesi alla foce dell’Ombrone e nel Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano.
La pesca a strascico è consentita solo lontano dalla costa e ovviamente è vietata nelle aree protette. Controllare le attività illegali però è molto difficile e ancor di più cogliere i trasgressori con le mani nel sacco. “La pesca a strascico illegale causa danni gravissimi alla biodiversità – spiega Alessandro Giannì di Greenpeace – perché le reti vengono trainate “grattando” il fondale e lasciando solchi che hanno effetti devastanti sulle praterie di posidonia, i fondali coralligeni e la fauna ittica. Se la pesca deve diventare meno impattante dobbiamo dotarci anche di strumenti adeguati al monitoraggio dei nostri fragilissimi ecosistemi. Proprio per questo, per migliorare le nostre capacità di verifica e per meglio difendere il mare, ci siamo rivolti al mondo della ricerca”.
Grazie alla collaborazione con il team di robotica subacquea del Dipartimento di Ingegneria dell’Informazione il monitoraggio avviene tramite un drone subacqueo autonomo in grado di rilevare i solchi lasciati dalle reti sui fondali e quindi individuare attività illecite in aree protette.
Zeno, questo il nome del robot, è dotato di telecamere e sonar. Da Zeno partiranno segnali acustici diretti al fondale, per stabilire in modo preciso la conformazione e la presenza di solchi grazie all’analisi dell’eco riflessa. Il robot è dotato anche di telecamera, il che consente di unire le informazioni visive a quelle acustiche e avere una mappatura precisa del fondale marino a profondità superiori a 50 metri, di solito assai difficili da esplorare.
Zeno fa parte dei laboratori CrossLab ed è il frutto di una strategia del Dipartimento orientata a mettere le tecnologie avanzate a disposizione di associazioni, ONG, imprese e pubbliche amministrazioni. “Crediamo fortemente che la ricerca debba fare la sua parte per portare miglioramenti concreti alla società e all’ambiente – spiega Riccardo Costanzi, docente di robotica dell’Ateneo pisano – e per questo siamo particolarmente fieri di questa collaborazione”.
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