Quasi 200 Paesi hanno concordato un percorso che da qui al 2030 porterà 200 miliardi di dollari all’anno per la conservazione delle specie più minacciate.
di Sandro Angiolini
2 febbraio 2025
Si è conclusa pochi giorni fa a Roma un’importante conferenza internazionale sulla protezione della Biodiversità (COP 16). L’elemento da segnalare è che non è andata male e che la sua presidente (un ex-ministro dell’ambiente della Colombia) si è positivamente commossa al suo termine.
Di cosa parliamo? I delegati di quasi 200 Paesi hanno concordato un percorso di finanziamento per sostenere la conservazione delle specie animali e vegetali più minacciate che, da qui al 2030, porterà 200 miliardi di dollari all’anno, che dovranno essere forniti da un mix di soggetti pubblici e privati. Nella prossima edizione della conferenza annuale verranno meglio definiti i dettagli operativi, anche se si sa già a che a coordinare il tutto sarà il GEF – Fondo Globale per l’Ambiente, un organismo legato alle Nazioni Unite con sede in Sud Corea.
L’altro risultato importante è la definizione di un quadro di 23 indicatori con i quali monitorare che tutti gli Stati impieghino bene i loro fondi per la tutela della Biodiversità, e non a casaccio. Un altro risultato complementare è stato il lancio del “fondo Cali”. Si tratta di uno strumento basato sull’equa condivisione dei benefici derivanti dall’utilizzo delle risorse genetiche legate alla biodiversità, che punta a incanalare i profitti generati dall’utilizzo commerciale delle risorse naturali verso la conservazione della biodiversità e a beneficio di Paesi in via di sviluppo, comunità indigene e popolazioni locali
Tre note di fondo:
– alla conferenza non c’erano gli Stati Uniti, che non hanno mai ratificato la Convenzione sulla diversità biologica, un trattato internazionale adottato nel 1992 al fine di tutelare la diversità biologica, l’utilizzazione sostenibile dei suoi elementi e la ripartizione equa dei vantaggi derivanti dallo sfruttamento delle risorse genetiche. Ricordo al proposito che l’attuale presidenza di quel Paese si sta distinguendo per distaccarsi da ogni trattato mondiale sull’ambiente, come se la soluzione dei principali problemi ambientali fosse possibile affrontandoli solo a livello locale;
– alla conferenza mondiale, che è durata tre giorni, è arrivato solo il secondo giorno il sottosegretario all’Ambiente del governo italiano. Una partecipazione quindi in tono dimesso, tenuto conto della rilevanza dell’evento, che conferma, indirettamente, una scarsa sensibilità su questi temi;
-di sicuro qualcuno storcerà il naso rispetto ai risultati che ho descritto sopra, vedendoli come troppo risicati, ma con l’aria che tira in un mondo apparentemente dominato dalla logica del più forte e dalla sola preoccupazione di alzare il proprio PIL, non mi sembra poco.
OLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.
È di recente uscito il suo libro “Comunicare meglio-istruzioni per l’uso”, un manuale divulgativo sulle tecniche di comunicazione rivolto ai non addetti ai lavori.
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