Nel nostro Paese la volontà di risolvere i problemi, anche quelli ambientali, si scontra con un groviglio di norme complesse e spesso contradditorie.
di Sandro Angiolini
Gli occhi di tutti i media sono puntati da una settimana su Glasgow e sulla riunione mondiale dei Paesi dedicata alla lotta al cambiamento climatico. Prima di dire la mia su questo importante evento voglio però partire da un’altra prospettiva, diciamo più locale.
Pochi giorni fa infatti ho notato sulla pagina Facebook del sindaco di un Comune toscano una (sacrosanta) lamentela: spesso chi è nel suo ruolo si trova con le mani legate nel poter prendere decisioni concrete per la risoluzione di vari problemi, anche ambientali. Il motivo? Un groviglio di norme complesse (per usare un eufemismo) e di frequente contradditorie. A ciò si aggiunge, a differenza del passato, la sostanziale impotenza della classe politica nel trovare soluzioni.
Entrambe le questioni meritano un minimo di approfondimento. La prima mi fa venire in mente che nei Paesi di cultura anglo-sassone le norme sono generalmente ispirate a un principio cardine: quello del “buon senso”, o se volete del “senso comune” (common sense). Dove per “senso comune” si intende proprio il punto di vista che potrebbe avere un cittadino medio rispetto a una determinata questione. Questo fa sì che, per esempio, questi Paesi si ritrovino in media solo 1/4 delle leggi che abbiamo in Italia e che la risoluzione della maggior parte delle controversie richieda molto meno tempo che da noi.
Sulla questione poi dell’”impotenza della politica” nostrana ritengo che si dovrebbe parlare più correttamente di mancanza di volontà politica associata a una notevole miopia culturale. Chi siede in Parlamento si concentra sui finanziamenti e sull’approvazione di leggi ma non dedica in sostanza sufficiente attenzione ai loro decreti attuativi e alla catena che a cascata regge la filiera amministrativa. I risultati negativi che ne risultano sono quotidianamente di fronte agli occhi di tutti.
Tutto ciò è un vero scandalo, tenendo anche presente che la sensibilità degli Italiani sui temi ambientali sta comunque progressivamente crescendo. Secondo un recente sondaggio dell’istituto Demopolis, infatti, il 53% dedica in generale maggiore attenzione a questi temi e il 48% è a favore di una maggiore diffusione delle energie rinnovabili; un altro 46% ritiene che l’impegno per il clima debba essere prioritario.
Ecco perché non mi sorprende più di tanto ciò che sta succedendo a Glasgow. I mediocri risultati finora raggiunti dal vertice mondiale nella lotta al cambiamento climatico (ma l’accordo per fermare la deforestazione entro il 2030 merita un approfondimento) sono il frutto di una classe politica in gran parte bloccata da grandi interessi economici di lungo corso e da una visione culturale arretrata. Peccato che sia analogamente bloccata anche l’azione di molti sindaci che, localmente, cercano di far ragionare il loro cervello in modo più aperto e di risolvere i problemi dei cittadini che amministrano. Altro che PNRR…
OLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.
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