La sua teoria su “Gaia” non è stata accettata da tutti ma conserva una base assai stimolante per affrontare i problemi ambientali di oggi.
di Sandro Angiolini
1 agosto 2022
Non avevo mai incentrato questo blog su un obituario ma credo che sia giunto il momento giusto di farlo. Questa settimana è infatti morto, nel giorno del suo 103esimo compleanno, il chimico inglese James Lovelock.
Lo scienziato, oltre a essere stato uno dei primi a denunciare i rischi del cambiamento climatico, era diventato molto noto anche al grande pubblico dopo che, nel 1979, aveva elaborato la teoria della Terra come “Gaia” (il nome della dea Terra nella mitologia greca), cioè come un pianeta auto-regolante nel quale tutti gli organismi viventi cooperavano (anche inconsapevolmente) nel creare e mantenere le migliori condizioni per la vita loro e dell’ambiente circostante.
L’ipotesi non era e non è stata accettata da tutti gli altri scienziati, per vari motivi, ma conserva secondo me una base assai stimolante contenuta nel principio di nicchia ecologica. Una nicchia ecologica è un habitat che assicura la massima sopravvivenza a una o più specie; da ciò deriva che le stesse specie hanno tutto l’interesse a conservarne le caratteristiche ideali per il loro sviluppo. Lovelock ha ipotizzato che questo venisse svolto da più specie non solo nel proprio interesse specifico, ma anche in quello di altri organismi viventi.
Su questo non v’è certezza, ma è verosimile che una specie che si trova all’interno di un habitat, oltre a difendersi dai propri nemici (siamo tutti anche all’interno di una catena alimentare, noi Umani un po’ più in alto della media…) cerchi di fare in modo che la sua esistenza possa collocarsi in uno spazio dove sfrutti risorse che altri organismi non utilizzano; e così via.
Prevale quindi l’opportunismo o la cooperazione? Non lo sappiamo, ma si tratta comunque di una riflessione profonda e molto stimolante anche per tanti altri temi su cui ci confrontiamo giornalmente. Non c’è dubbio che di fronte a sfide come la siccità, i dissesti idro-geologici, il cambiamento climatico nel suo complesso dovremo stare attenti a scegliere bene, appunto, tra decisioni ispirate più all’uno che all’altro principio. E soprattutto evitare di prendere tali decisioni solo perché ci troviamo in “stato di emergenza”, e quindi suscettibili di preferire pericolose scorciatoie a soluzioni intelligenti e partecipate dei problemi.
Credo che le parole più belle a proposito di tutto questo siano proprio quelle che ha reso la famiglia in memoria di Lovelock: “Per noi era un marito amorevole e un padre meraviglioso con uno sconfinato senso di curiosità, un senso dell’umorismo malizioso e una passione per la natura”. Chi legge questo blog è fortemente invitato a coltivare le stesse qualità personali: male che vada camperà fino a 103 anni.
OLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.
Aggiungi un commento