Una proposta di direttiva colpisce le “dichiarazioni verdi” delle aziende, spesso infondate, che dovranno essere supportate da verifiche indipendenti.
di Sandro Angiolini
2 aprile 2023
È di pochi giorni fa la notizia che la Commissione Europea ha presentato, per la prima volta, una proposta di direttiva per prevenire il cosiddetto “greenwashing” da parte di aziende private nei confronti dei consumatori. Di cosa si tratta?
Con questa singola parola anglosassone (la lingua inglese ha di questi pregi) si intende quell’attività di “mascheramento” che, per esempio, una società che vende dentifrici effettua dichiarando che gli stessi sono prodotti con sostanze assolutamente prive di impatto negativo sull’ambiente (mentre in pratica non è del tutto vero). O qualsiasi altra dichiarazione volontaria da parte di un soggetto che tenda a darne un’immagine di sostenibilità senza che ci siano controlli adeguati.
Saranno destinatarie delle norme in questione pure le imprese più “oneste”, in quanto quelle che si sforzano più compiutamente a migliorare la sostenibilità ambientale dei loro prodotti diverranno più facilmente riconosciute e premiate dai consumatori, con presumibili ritorni anche in termini di vendite. La proposta UE esclude le autodichiarazioni disciplinate dalle norme europee già esistenti, come il marchio Ecolabel UE o il logo degli alimenti provenienti da agricoltura biologica, poiché la legislazione in vigore garantisce già l’affidabilità di tali dichiarazioni regolamentate.
La disciplina verte anche sui tanti marchi volontari ambientali (attualmente circa 230) al fine di arginarne la proliferazione e per questo motivo non saranno consentiti nuovi sistemi pubblici di etichettatura, a meno che non siano sviluppati a livello dell’UE. Inoltre qualsiasi nuovo sistema privato dovrà comprovare di perseguire obiettivi ambientali più ambiziosi rispetto ai sistemi esistenti e ottenere un’approvazione preventiva.
La notizia che ho riportato sopra può sembrare di minore importanza ma occorre considerare attentamente un paio di cose:
– attorno ai marchi volontari di qualità ambientale si è sviluppato nel tempo un vero business, talvolta orientato più al marketing dei prodotti che alla loro reale sostenibilità;
– i consumatori hanno tutto il diritto di essere maggiormente tutelati, possibilmente con marchi a diffusione europea, evitando i casi di pubblicità ingannevole, che non cessano di esistere (uno studio della Commissione Ue del 2020 aveva evidenziato che più della metà delle asserzioni ambientali esaminate nei Paesi dell’Unione erano vaghe, fuorvianti o infondate, mentre il 40% era del tutto infondato). Per questo, se la proposta di direttiva verrà approvata dai vari Paesi membri (compresa l’Italia), le “autodichiarazioni ambientali” dovranno essere verificate in modo indipendente e supportate da prove scientifiche, prima che le aziende possano comunicarle ai consumatori. Speriamo che l’approvino presto…
OLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.
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