La demolizione in California di quattro dighe dannose per l’ecosistema deve far riflettere sulla reale convenienza di alcune opere nel medio e lungo periodo.
di Sandro Angiolini
5 gennaio 2025
La notizia che scelgo per inaugurare il Nuovo Anno può sembrare alquanto strana, ed è di sicuro insolita per la maggior parte di noi. Proviene da un lungo articolo pubblicato sul quotidiano inglese The Guardian e consiglio chi mastica bene quella lingua di leggerselo integralmente.
Il giornale racconta di come, nella California settentrionale, abbiano demolito pochi mesi fa quattro dighe costruite sul fiume Klamath per la produzione di energia elettrica e di come questo stia rapidamente portando notevoli benefici per la conservazione di numerose specie animali.
Le dighe erano state realizzate circa un secolo fa e mostravano vari segni di degrado; avevano inoltre accumulato, dietro di loro, una enorme quantità di sedimenti che premevano contro le strutture. Il costo della produzione di fonti energetiche alternative (come il solare) era nel frattempo sceso a livelli assai competitivi rispetto a quella idroelettrica.
I danni sull’ambiente che invece tenere in piedi le dighe comportava erano alti: salmoni e altri pesci non riuscivano a spostarsi assecondando il loro ciclo biologico e numerose aree vicine, un tempo parzialmente ricoperte di acqua, non potevano più ospitare insetti, anfibi e gli uccelli che di essi si alimentano. Nel 2002, inoltre, si era verificato un caso di massiccio inquinamento causato dallo sviluppo di alghe nei bacini di alcune dighe, che aveva ucciso piante e animali. Da qui la decisione di demolire queste vecchie opere e il constatare che ciò stava apportando grandi benefici per l’ambiente.
Ragionare su questo caso dopo uno degli anni più caldi nella storia del pianeta può sembrare contro-intuitivo: in un periodo in cui aumentano i casi di siccità dovremmo, secondo alcuni, preoccuparci invece di reperire più acqua possibile, e quindi costruire anche nuove dighe. Può darsi, ma questa notizia secondo me ci insegna soprattutto a valutare bene ogni investimento in termini dei suoi costi e benefici non solo economici ma, appunto, ambientali, nel breve e nel lungo periodo. Molte decisioni che sembrano opportune nel momento della loro realizzazione si dimostrano poi fallimentari a causa dei costi di manutenzione connessi e inizialmente sottostimati.
Ci dovrebbe anche ricordare che, nella tarda primavera del 2024, l’Unione Europea ha approvato un Regolamento per il ripristino della natura, vincolante per tutti gli Stati membri, di cui quasi nessuno parla (compresi gli attuali governi, nazionale e regionali). La notizia relativa alla California, da valutare comunque attentamente, può essere un esempio anche per noi in Italia.
OLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.
Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.
È di recente uscito il suo libro “Comunicare meglio-istruzioni per l’uso”, un manuale divulgativo sulle tecniche di comunicazione rivolto ai non addetti ai lavori.
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