Le associazioni: “Più propaganda che sostanza. Annullata negli ultimi anni prassi consolidata di confronto tra Regione e ambientalismo scientifico”.
di Iacopo Ricci
Un invito tardivo e che risponde a esigenze di propaganda più che di sostanza.
Con queste motivazioni le delegazioni toscane di Wwf e Legambiente hanno rifiutato di partecipare alla Conferenza regionale della caccia che si svolgerà a Braccagni (Grosseto) il 28 e 29 giugno. Un rifiuto che non costituisce una sorpresa in quanto le due organizzazioni ambientaliste si sono astenute anche dal partecipare ai tavoli preparatori.
L’appuntamento dei prossimi giorni arriva a dieci anni di distanza dall’ultima conferenza. Lo scopo, spiega una nota della Regione, è “chiamare tutto il mondo venatorio, agricolo, della protezione ambientale per fare insieme alla Regione un’analisi e una riflessione sullo stato e sul futuro della gestione faunistico venatoria in Toscana”. Un punto di partenza per “lanciare proposte e tracciare insieme il nuovo corso”.
Siffatta volontà di confronto non convince affatto Roberto Marini, delegato WWF Toscana e Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana. Che all’assessore regionale all’Agricoltura Marco Remaschi e al presidente Enrico Rossi hanno indirizzato oggi una lettera aperta.
“L’invito di cui sopra – scrivono – giunge alle scriventi associazioni dopo che l’assessorato negli ultimi anni, a partire quasi dal suo insediamento, ha praticamente chiuso e annullato quella che era ormai una prassi pluridecennale di confronto fra Regione e ambientalismo scientifico sul tema della sostenibilità dell’attività venatoria. Contestualmente, dal suo assessorato è stata impartita non senza sorpresa una sempre più marcata deregolamentazione normativa della caccia in Toscana”.
Con queste premesse l’invito a partecipare alla conferenza, con la legislatura regionale ormai nella fase finale, sembra rispondere “più a esigenze di propaganda che di sostanza”. Lo scopo della conferenza, rincarano la dose Wwf e Legambiente, “sembra infatti soprattutto quello di voler dichiarare in sede mediatica di aver svolto un lavoro col pieno consenso dell’associazionismo venatorio. Obiettivo che, ancorché legittimo, non ci può vedere assolutamente nel ruolo di spettatori, né, tanto meno, tra quelli soddisfatti”.
Ma non aver voluto partecipare né ai tavoli preparatori né alla fase conclusiva della conferenza non si tradurrà affatto in un disimpegno sulla tutela della fauna selvatica. Anzi. “Questa nostra lettera aperta – concludono Marini e Ferruzza – vuol significarvi in modo accorato la richiesta di una svolta, che speriamo la Regione voglia intraprendere da subito o quantomeno nell’ormai prossima legislatura. Una svolta che porti a un confronto vero, senza reticenze, col nostro mondo, che possa plausibilmente determinare una gestione più sostenibile e limpida dell’attività venatoria”.
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