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Concluse le operazioni di recupero delle ecoballe di rifiuti nel Golfo di Follonica

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Foto Dipartimento nazionale della Protezione Civile
Investigata un’area di 295 km², recuperate 19 tonnellate di rifiuti. Ma delle 56 ecoballe disperse in mare nel 2015 dalla motonave Ivy ne mancherebbero all’appello ancora 24.

 

Redazione

FOLLONICA (Gr) – Il disastro ambientale dovrebbe essere scongiurato. Sono terminate le operazioni di recupero delle ecoballe di rifiuti solidi pressati disperse nel 2015 dalla motonave Ivy nei fondali del Golfo di Follonica. Lo ha annunciato ufficialmente il capo del dipartimento della Protezione Civile Angelo Borrelli, coordinatore degli interventi.
L’intervento, iniziato il 6 agosto, ha permesso di ripescare 15 ecoballe dai fondali, che insieme alle 17 spiaggiate o recuperate incidentalmente dai pescatori nel corso degli anni porta il totale a 32 balle di rifiuti pressati recuperate dal mare.
La decisione di chiudere la gestione in emergenza è stata presa dopo aver constatato che, a fronte della mappatura un’area di 295 km² dei fondali, non sono state individuate altre ecoballe e quindi ragionevolmente se ne è potuta escludere la presenza.

Le fasi del recupero

Il 22 luglio di quest’anno il Consiglio dei Ministri ha deliberato lo stato di emergenza nazionale, che ha permesso di attivare e portare sul campo le strutture del Servizio nazionale della Protezione civile e quelle, come soggetti attuatori, della Marina Militare, dell’Autorità di Sistema Portuale del Mar Tirreno Settentrionale, della Regione Toscana e dell’Istituto Superiore per la Protezione e la Ricerca ambientale (ISPRA). Uno schieramento di forze massiccio, con competenze e tecnologie di prim’ordine, che ha permesso di completare le operazioni con due mesi di anticipo rispetto al previsto.

emergenza-ecoballe-golfo-di-follonica_50218506212_oLa prima fase del recupero, dal 6 al 26 agosto, ha visto gli specialisti della Marina Militare impegnati nelle fasi di ricerca, localizzazione, identificazione e recupero che hanno portato al ripescaggio di 12 ecoballe. Un’altra ecoballa, individuata sui fondali a est dell’isolotto di Cerboli, ha richiesto diverse immersioni dei palombari del Gruppo Operativo Subacquei per disancorarla dal materiale fangoso che l’avvolgeva e che impediva di sollevarla.

La seconda fase operativa, dal 18 al 30 settembre, è stato l’inizio della campagna per la mappatura dei fondali del Golfo – fatta tramite prospezioni geofisiche con ecoscandaglio multifasce – allo scopo di verificare se ci fossero altre ecoballe sommerse. Hanno partecipato alle operazioni le navi Astrea e Lighea messe a disposizione da ISPRA. A bordo, oltre al personale dell’Istituto, ricercatori e tecnici del CNR e di ARPA Toscana.

La terza fase, iniziata il 17 ottobre, ha visto ancora impegnata la Marina Militare sia per il recupero delle ultime tre ecoballe, sia per collaborare alla mappatura dei fondali insieme al personale dell’Ispra, del Cnr e di Arpa Toscana, A questa fase conclusiva ha partecipato anche una nave e personale messo a disposizione da Arpa Sicilia.

Ed ecco il bilancio finale delle operazioni nel Golfo di Follonica: dai 7 km² da scandagliare previsti all’inizio si è passati a una superficie marina di 295 km². Sono state recuperate circa 19 tonnellate di rifiuti, già avviate allo smaltimento.

In realtà mancherebbero all’appello ancora 24 ecoballe delle 56 disperse nel 2015. Per questo motivo il Ministero dell’Ambiente ha deciso di non smantellare completamente il sistema di recupero e ha ottenuto che per altri sei mesi sia ancora aperta l’assistenza e il ristoro per i pescatori del Golfo di Follonica. Sarà il RAM, il Reparto Ambientale Marino della Guardia Costiera, a seguire ogni possibile avvistamento.

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