Una ricerca dell’Università di Pisa rivela le strategie di comunicazione specializzate e generaliste tra le fragranze floreali e gli impollinatori.
PISA – Esiste un linguaggio dei fiori, conosciuto come florigrafia e sviluppatosi in modo particolare nell’Ottocento, che attribuisce dei significati simbolici a fiori e piante, una specie di codice di comunicazione per esprimere sentimenti ed emozioni fra le persone. Nel mondo naturale, invece, fiori e insetti comunicano non solo attraverso forme e colori ma attraverso il profumo secondo strategie ben precise, specializzate o generaliste.
In pratica, quanto più i profumi sono semplici e costituiti da poche componenti aromatiche tanto più sono rivolti a una determinata categoria di impollinatori, se invece la fragranza dei fiori ha un bouquet più complesso il messaggio olfattivo attirerà indistintamente una vasta gamma di insetti.
La scoperta di questo linguaggio dei fiori arriva da uno studio dell’Università di Pisa pubblicato sulla rivista Basic & Applied Ecology. I ricercatori dei dipartimenti di Scienze Agrarie, Alimentari e Agro-ambientali e di Farmacia hanno condotto la sperimentazione su quindici specie di fiori spontanei – fra cui fiordaliso, gittaione, speronella, nigella, garofanino selvatico – e i relativi impollinatori come api, bombi, ditteri e farfalle.
Le strisce di fiori spontanei sono state allestite adiacenti alle coltivazioni nei campi sperimentali di frumento in agroecosistemi convenzionati con l’Università di Pisa e in laboratorio è stata effettuata l’analisi chimica dei composti volatili. Queste strisce, definite “wildflower strips”, servono per la sopravvivenza di tutti quegli insetti impollinatori oggi sempre più rari sia a causa della crescente scarsità di colture “entomogame”che per un uso sempre meno diversificato del territorio.
“Le interazioni specialistiche e generaliste- sottolinea Stefano Benvenuti, ricercatore dell’Ateneo pisano – definiscono i due modelli di coevoluzione fiori- insetti e se la strategia specialista è più efficace dal punto di vista del flusso genico – in quanto gli impollinatori trasferiscono il polline quasi esclusivamente all’interno della stessa specie – è quella certamente più a rischio. Questo perché l’impollinazione dipende da una fragile dipendenza da poche specie di impollinatori la cui presenza simultanea con le fioriture è ulteriormente minacciata dai cambiamenti climatici in corso”.
I fiori specialisti hanno infatti determinati insetti come“vettori” del polline, opportunamente attratti da profumi a loro dedicati, che a loro volta si sono co-evoluti sviluppando “tomentosità”, cioè pelurie, per il trasporto del polline e apparati boccali allungati per raggiungere il nettare nelle corolle semichiuse o particolarmente allungate. I fiori generalisti invece non selezionano gli insetti e accettano gran parte degli impollinatori, il che però impedisce loro di massimizzare l’efficienza del trasferimento del polline perché in gran parte è trasportato anche su fiori di specie diverse.
“Capire queste particolari interazioni – conclude Benvenuti – significa difendere la biodiversità e in ultima analisi preservare anche la bellezza dei paesaggi rurali che ci circondano, come quelli toscani rinomati in tutto il mondo per la loro unicità”.
Fonte: Università di Pisa
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