Il Comune fa ricorso al Tar contro la Regione. Intanto la Commissione Europea indaga sul presunto inquinamento della falda.
Redazione
MONTIGNOSO – PIETRASANTA (Ms) – Nell’area di Montignoso la discarica di materiali speciali dell’ex cava Fornace porterebbe terra, polveri e amianto sopra due falde acquifere che alimentano il lago di Porta, il quale alimenta a sua volta pozzi agricoli e comunali, acqua che arriva al mare in 24 ore. L’attività dell’impianto è andata avanti con una vecchia Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) priva di molti aggiornamenti normativi a tutela dell’ambiente ma il principio di precauzione, a giudizio di molti, imporrebbe di fermare l’attività della discarica e fare nuove valutazioni aggiuntive e oggettive.
Nei giorni scorsi il Comune di Pietrasanta ha fatto ricorso al Tribunale amministrativo della Regione Toscana (TAR) contro la Regione che aveva rigettato lo scorso 18 marzo 2021 la richiesta di riesame dell’Aia. “Con poche righe la Regione Toscana, competente in materia, ci ha sostanzialmente detto che non ci sono elementi in grado di motivare una revisione dell’Aia – spiega Elisa Bartoli, vice sindaco e assessore all’Ambiente -. Confidiamo nel fatto che la magistratura accolga il nostro ricorso che costringerebbe la Regione Toscana a rispondere alla nostra richiesta in modo tecnico, esaustivo e finalmente completo. Vogliamo solo trasparenza”.
Un gruppo di rappresentanti istituzionali e di ecologisti, nel frattempo, ha indirizzato una protesta corale nei confronti del sindaco di Montignoso Gianni Lorenzetti e della sua maggioranza, colpevoli a loro giudizio di immobilismo e di non aver preso posizione sulla questione: “I consiglieri di maggioranza e l’assessore all’Ambiente montignosini continuano a disertare da diversi mesi le sedute della commissione di Controllo, senza far pervenire alcuna giustificazione alle assenze“.
La Commissione Europea intanto ha discusso la petizione presentata lo scorso giugno dai comitati e firmata da centinaia di cittadini che da anni si battono per la chiusura del sito e ha chiesto ai comitati ulteriori dossier sul tema del presunto inquinamento della falda acquifera e delle possibili ricadute ambientali sulla vicina zona protetta dell’area di Porta.
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