Oltre la siepe - di Sandro Angiolini

Città verdi, tutte le vogliono. Ma piantare un po’ di alberi non basta

spazi-verdi-urbani_Toscana-ambiente

Gli spazi verdi urbani dovrebbero essere fruibili e dare benessere. E invece nel nostro Paese spesso troviamo sciatteria e scarsa manutenzione.

 

di Sandro Angiolini

È uscito in questa settimana un interessante articolo dell’Agenzia Europea dell’Ambiente (AEA) che ha come tema la qualità degli spazi aperti, cioè il verde pubblico ma anche quelli occupati dall’acqua, dentro le nostre città. Lo spunto lo ha dato naturalmente la pandemia, che costringendoci spesso dentro casa ha fatto al contempo aumentare il desiderio di godere di spazi dove poter trascorrere momenti rilassanti e rinvigorenti, magari vicino alle nostre abitazioni. Tutto ciò assume maggiore importanza (per motivi di salute) per i bambini, per i più anziani e per chi non dispone di buone finanze, e quindi non si può allontanare da dove vive abitualmente.

Il quadro che ne emerge è quello di due Europe: una posta a Nord, dove questi spazi sono disponibili più facilmente e sono mantenuti mediamente meglio; e una situata più a Sud, dove la quantità di spazi aperti è di solito minore (anche se la città che ne offre di più in Europa è Caceres, in Spagna). Scoprire che una città come Roma è solo al 23° posto tra le capitali europee da questo punto di vista non mi ha riempito di gioia.

Il problema di fondo che l’articolo evidenzia è la reale possibilità di accesso e fruizione di queste aree, che condiziona a sua volta il livello di benessere generale dei cittadini. Sì, perché non basta piantare un po’ di alberi, o realizzare una fontana in più: occorre anche mettere le persone in grado di arrivare e di fermarsi in questi luoghi valorizzando tutte le loro molteplici potenzialità.

Quante volte vi è capitato di attraversare un parco o un giardino pubblico e di notare l’assenza di panchine comode dove sedere, di contenitori attraenti per i rifiuti, di una regolare manutenzione di piante e alberi? A me tantissime volte. E se da un lato trovo rapidamente anche delle risposte alla domanda “perché?” (es: mancano i fondi, il Comune ha affidato i lavori a una ditta non qualificata, la gente tanto se ne frega e insudicia tutto), dall’altro mi chiedo anche “e perché invece…?”. Sì, perché invece: i cittadini non accettano di pagare 5€/anno in più di TARI per assicurarsi il godimento di beni comuni come quelli, perché non si assumono tecnici in grado di controllare meglio gli interventi sul posto, perché persone di ogni età non riscoprono con più intensità il piacere che può dare un’ora trascorsa all’aperto leggendo un libro, scrivendo una lettera a un amico/a (magari sul proprio notebook), giocando con i propri bimbi? E perché non sollevano più spesso il tema con chi li amministra?
Ecco, sono solo alcune delle riflessioni che l’articolo dell’ AEA mi fa venire in mente, ma che spero siano arrivate anche a voi. Buona domenica soleggiata: fatevi una camminata…

 

Sandro Angiolini_piccolaOLTRE LA SIEPE è una rubrica settimanale che parte da eventi/notizie relative all’ambiente e all’economia su scala nazionale o internazionale per riflettere su come queste possono impattare sulla scala locale e regionale toscana.

Sandro Angiolini – Figlio di mezzadri, è agronomo ed economista e ha conseguito un Master in Politiche Ambientali presso l’Università di Londra (Wye-Imperial College). Ha scritto numerosi articoli sui temi dello sviluppo rurale e sostenibile e tre libri sull’agriturismo in Toscana. Per 29 anni funzionario presso amministrazioni pubbliche, svolge attualmente attività di consulente economico-ambientale e per lo sviluppo rurale integrato, in Italia e all’estero, oltre a varie iniziative formative e di comunicazione. È fortemente impegnato nel settore del volontariato ambientale e culturale.