Rifiuti e riciclo

Che fine hanno fatto il progetto Sauro e la legge “Salva mare?”

Foto Regione Toscana
Foto Regione Toscana
Due progetti strategici per il recupero delle plastiche in mare. Interrogazione al ministro dell’Ambiente Costa presentata dalla deputata Rossella Muroni (Leu).

 

di Gabriella Congedo

Foto dal profilo Twitter di Rossella Muroni
Foto dal profilo Twitter di Rossella Muroni

Che fine ha fatto il progetto “Sauro”? Se lo chiede l’ex presidente di Legambiente e deputata di LEU Rossella Muroni che ha presentato un’interrogazione a risposta immediata in Commissione ambiente. Sullo stesso tema la deputata aveva presentato un’altra interrogazione nel novembre 2018– indirizzata al presidente del Consiglio e ai ministri dell’Ambiente e della Difesa – senza ottenere risposta alcuna.

Muroni si riferisce al progetto Sea Antipollution Unit for Rapid Off-shore drainage  (SAURO) – nato da un’idea dell’elbano Walter Mazzei: una nave attrezzata capace di ripulire il mare da plastiche e microplastiche, recuperare idrocarburi e rifiuti ingombranti. Un brevetto completamente italiano depositato nel 2014 dal Dipartimento della Protezione Civile della Presidenza del Consiglio. A suo tempo la Marina Militare aveva dato la disponibilità a fornire una nave per il progetto, ma finora non se n’è fatto nulla.

Un paio di settimane fa, sul destino del progetto Sauro aveva chiesto lumi anche il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, ventilando la possibilità che la Regione co-finanziasse la costruzione di un prototipo da far lavorare nell’Alto Tirreno. Poi c’è stato il clamore mediatico generato dall’”isola di plastica” del Tirreno, in realtà un vortice di microplastiche tra Elba, Corsica e Capraia noto da anni.

Nell’interrogazione, che a differenza della precedente è indirizzata al solo ministro dell’Ambiente, Rossella Muroni ricorda che, secondo le ultime ricerche condotte a livello globale sulle plastiche in mare e i loro effetti sulla biosfera “la produzione annuale di queste, giunta globalmente nel 2016 a 335 milioni di tonnellate, comporta uno sversamento in mare stimato tra il 2 e il 10%, non esistendo più aree incontaminate nel mondo; le microplastiche, degradazione delle macroplastiche, hanno contaminato zooplancton, invertebrati, mammiferi, rettili e uccelli marini; nel 28% degli animali marini di interesse gastronomico prelevati dal mar Adriatico sono state trovate plastiche; stessa cosa nello stomaco del 32 % di campioni del Mediterraneo; ftalati e Pcb, accumulati nell’organismo di pesci e molluschi, sono assunti dall’uomo attraverso la catena alimentare”.

Riduzione dei rifiuti e prevenzione sono necessari, ma non sufficienti per ridurre il rischio della plastica persistente nei mari. E qui arriviamo al punto: “La Presidenza del Consiglio, dipartimento della Protezione Civile, è titolare del brevetto di disinquinamento marino «Sauro», oggetto di una convenzione con la Marina militare italiana, che ha messo a disposizione una nave per realizzare un prototipo”.
Un brevetto che ha suscitato grande interesse sia tra gli scienziati che tra gli ambientalisti perché ritenuto in grado di “ripulire il mare da plastiche e microplastiche e recuperare idrocarburi e rifiuti ingombranti, grazie alla polifunzionalità, ideata per fronteggiare anche gli effetti di catastrofi naturali, come esondazioni e tsunami”.

Fatte queste premesse, Muroni chiede al ministro Sergio Costa “quali iniziative intenda assumere (…) per quanto di competenza, per promuovere e rendere operativo il sistema «Sauro» in modo da consentire al Paese di ridurre l’inquinamento dei mari e adempiere agli obiettivi del decreto ministeriale 17 ottobre 2014, in attuazione della direttiva quadro sulla strategia marina”.

Ma sul recupero delle plastiche in mare il progetto Sauro non è l’unico “desaparecido”. C’è la proposta di legge “Salva mare” presentata dalla stessa Muroni (leggi qui l’articolo) ispirandosi all’esperienza toscana di “Arcipelago pulito”: incentivi ai pescatori per portare a riva plastica e rifiuti raccolti in mare invece di doverne pagare i costi di smaltimento. Anch’essa sembra essersi smarrita nei meandri della burocrazia parlamentare o forse della scarsa volontà politica.
L’interrogazione si conclude dunque con la richiesta al ministro di chiarire ”quando il disegno di legge «Salva mare» approderà in Parlamento dopo oltre due mesi dall’approvazione in Consiglio dei ministri”.
È quello che piacerebbe sapere anche a noi.