Le ricerche dei botanici dell’Ateneo di Pisa pongono drammatici interrogativi sul futuro della flora dell’isola, fra i cambiamenti del paesaggio e le specie aliene.
PISA – L’Elba è l’isola toscana più ricca di specie vegetali. Sono 1.098, di cui 8 endemiche, cioè esclusive dell’isola. Un patrimonio di biodiversità che però oggi è in pericolo, sia per i cambiamenti del paesaggio negli ultimi cinquant’anni, sia per la presenza di ben 101 specie aliene naturalizzate che rappresentano una minaccia per la conservazione della flora autoctona.
È questo il quadro che emerge da due studi coordinati da Angelino Carta, ricercatore del dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, condotti in stretta collaborazione con il professor Lorenzo Peruzzi per la parte floristica e di due colleghi dei Royal Botanical Gardens, Kew, e dell’Università di Friburgo per l’analisi del paesaggio. Le due ricerche, cioè l’inventario aggiornato e completo delle piante che crescono spontaneamente all’Elba e la mappatura delle modifiche del paesaggio vegetale, sono state pubblicate rispettivamente sulle riviste “Italian Botanist” e “Applied Geography“.
“Si tratta di un lavoro durato quasi 10 anni e portato avanti grazie alla collaborazione di appassionati ricercatori, anche non accademici – racconta Angelino Carta – Un’opera fondamentale per conoscere e tutelare la biodiversità vegetale dell’isola. In particolare, l’inventario floristico è stato possibile soprattutto grazie al meticoloso lavoro svolto da Brunello Pierini”.
Come emerge dallo studio, il patrimonio vegetale dell’Elba è costituito soprattutto da piante mediterranee ma anche da numerose specie endemiche, tra cui lo Zafferano dell’Elba (Crocus ilvensis), scoperto e descritto per la prima volta nel 2011 proprio dagli studiosi pisani. Di particolare interesse anche altre dieci specie che in Toscana si trovano solamente sull’isola, come il timo arbustivo (Thymbra capitata), pianta diffusa nel Sud Italia e che trova proprio all’Elba il suo limite settentrionale.
“La ricchezza dell’isola d’Elba deriva dal fatto che vi sono presenti contemporaneamente vari stadi evolutivi della vegetazione, dal pratello, alla macchia bassa sino al bosco – spiega Angelino Carta – una biodiversità sulla quale l’intervento dell’uomo nel passato ha inciso positivamente”.
Come la mappatura del paesaggio ha però rivelato, il declino dell’agricoltura negli ultimi cinquant’anni ha determinato una completa modifica del paesaggio vegetale, con il passaggio da un’isola in larga parte coltivata a un’isola in gran parte ricoperta da una fitta vegetazione, ma con una drammatica riduzione del numero e della varietà degli habitat vegetali.
“Se a questo aggiungiamo la diffusione di specie aliene, alcune delle quali note in Toscana solo per l’Arcipelago Toscano, come il loto americano (Diospyros virginiana) o l’albizia (Paraserianthes lophanta) – conclude Angelino Carta – non possiamo che lanciare un allarme per la conservazione della biodiversità vegetale”.
Fonte: Università di Pisa
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