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C’è posta in cassetta: a Firenze Greenpeace consegna le ‘bollette climatiche’ di Eni

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Volontari in azione anche in altre città italiane. «Il cane a sei zampe si propone come “green” ma con le sue mosse non fa altro che aggravare l’emergenza climatica».

 

di Gabriella Congedo

bollette-climatiche-EniFIRENZE – ‘È arrivata la bolletta del gas’ avranno detto molti fiorentini aprendo la cassetta della posta. Il logo sulla busta a una prima occhiata sembra quello di ENI, ma la scritta dice ben altro: “Le bugie hanno le zampe corte”. Si tratta in realtà di una “bolletta climatica” che ieri mattina i volontari di Greenpeace hanno distribuito a Firenze come in altre città italiane: la riproduzione di una bolletta Eni realizzata dall’organizzazione ambientalista con informazioni sull’impatto delle attività dell’azienda sul clima del Pianeta.

“Nonostante sia uno dei maggiori inquinatori al mondo in termini di emissioni di gas serra – dicono da Greenpeace – nonché il più grande emettitore italiano di CO2, Eni si proclama verde mentre continua a puntare con decisione sul gas fossile, combustibile che spaccia come “amico del clima” ma che è in realtà uno dei responsabili dell’emergenza climatica in corso”.

La multinazionale starebbe portando avanti una furba operazione di marketing studiata per darsi una facciata “green”. Una tecnica di comunicazione – adottata oggi da molti marchi – che ha un nome preciso: greenwashing,  termine che indica i comportamenti di aziende che cavalcano l’onda della finta sostenibilità senza che ciò corrisponda a un reale cambiamento nelle loro attività.

«Nelle sue martellanti comunicazioni, che si tratti di spot a pagamento o di dichiarazioni fatte sui media, Eni cerca di promuovere i propri piani come “green”. Ma la verità è un’altra, l’azienda vuole continuare a estrarre e bruciare gas e petrolio, e per farlo propone false soluzioni per la lotta alla crisi climatica in corso, come il CCS. Ovvero la cattura e lo stoccaggio di CO2, tecnologia costosa che verrebbe usata per continuare a estrarre gas fossile, e per cui l’azienda sta chiedendo anche ingenti fondi pubblici» commenta Luca Iacoboni, responsabile Campagna Energia e Clima di Greenpeace Italia.

Il motivo per cui Greenpeace ha deciso di distribuire le bollette climatiche di Eni direttamente ai cittadini, spiega l’organizzazione ambientalista, è che una quota consistente del capitale sociale dell’azienda (il 30%) è in mano pubblica tramite il ministero dell’Economia e delle Finanze e la Cassa Depositi e Prestiti. Dunque gli italiani sono azionisti di Eni e “devono sapere come e quanto l’azienda sta contribuendo alla crisi climatica e ai suoi effetti devastanti su persone e Pianeta”.

«Ognuno di noi, nel proprio piccolo, può e deve fare la propria parte per salvare il clima. Ma se vogliamo davvero essere efficaci nella lotta all’emergenza climatica in corso, a fare passi concreti in tal senso devono essere prima di tutto giganti come Eni. Cambiare abitudini per tutte e tutti noi è bene. Cambiare Eni è meglio», conclude Iacoboni.

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