Si allarga il fronte della protesta contro il nuovo Piano Cave approvato dalla Regione. “Si sbriciolano le montagne e si distruggono le sorgenti per produrre detriti”.
di Gabriella Congedo
FIRENZE – “Le cave uccidono il passato e il futuro delle Apuane”: questa la scritta sull’enorme striscione di 100 metri quadri srotolato giù dal Ponte Vecchio e sospeso sull’Arno. L’occasione, il flash mob per la tutela delle Alpi Apuane organizzato ieri a Firenze da Fridays for Future, Legambiente Firenze, Extinction Rebellion e altri gruppi ambientalisti.
Si allarga il fronte della protesta contro il nuovo Piano Regionale Cave approvato il 21 luglio dal Consiglio Regionale della Toscana; “uno strumento di equilibrio tra responsabilità ambientale, economica e sociale” a detta del relatore Stefano Baccelli (Pd), presidente della commissione Ambiente e Territorio.
Questione di punti di vista. Laddove i promotori del Piano vantano una svolta in termini di “sviluppo sostenibile e tutela delle risorse” le associazioni ambientaliste vedono l’ennesimo cedimento della Regione alle pressioni della lobby del marmo: il nuovo Piano Cave, anziché rendere sostenibile l’attività estrattiva, innalzerebbe con una serie di espedienti le percentuali ammissibili di detriti e la produzione di inerti.
È in atto una vera e propria predazione delle materie prime, accusano gli organizzatori del flash mob sul Ponte Vecchio, dove “i pochi blocchi estratti non vengono più lavorati in loco e il grosso della ‘produzione’, che sarebbe più corretto chiamare ‘distruzione’, sono scaglie che vanno ad alimentare il mercato del carbonato di calcio”.
Un’attività estrattiva orientata solo al profitto che è una delle cause principali del degrado ambientale del territorio apuano: inquinamento dell’aria e dell’acqua, dissesto idrogeologico, perdita di biodiversità. Le Alpi Apuane “sono a forte rischio distruzione per il business del carbonato di calcio con cui vengono giornalmente sbriciolate” mentre le loro preziose sorgenti sono inquinate dagli sversamenti di marmettola, la micidiale fanghiglia che si crea dalla mescolanza tra scarti di lavorazione del marmo, terre di cava e acqua.
Non regge poi l’argomentazione secondo la quale le cave creano ricchezza e portano lavoro perché “il comprensorio apuano è il più povero di tutta la Toscana e quello con tasso di disoccupazione più elevato”. La Regione Toscana, mentre parla di sviluppo sostenibile, favorisce l’incremento delle attività estrattive nel Parco delle Alpi Apuane “con la possibilità per i prossimi 20 anni di estrarre altri 47 milioni di metri cubi di monte”. Una situazione insostenibile, è l’amara conclusione delle associazioni, che porterà alla morte delle sorgenti e dell’intero territorio.
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