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Cave di Stazzema, Legambiente: pronto nuovo scempio della montagna

Il monte Procinto nelle Apuane (foto Legambiente)
Il monte Procinto nelle Apuane (foto Legambiente)
Si prevedono 28 ettari di nuove cave in aree dove la natura è ancora integra. Ferruzza: “Ennesimo scempio delle Apuane. Ci appelliamo al buonsenso delle istituzioni”.

 

di Marcello Bartoli

STAZZEMA (Lu) – Ventotto ettari di nuove cave in aree dove la natura è ancora integra, che deturperanno per sempre un paesaggio di inestimabile valore unico al mondo. E’ il grido di allarme lanciato da Legambiente Toscana. La zona in questione è l‘Alta Versilia, area fragile e bellissima tradizionalmente vocata al turismo verde.

Cosa sta succedendo? Il Comune di Stazzema, accusa Legambiente, ha iniziato un percorso che porterà allo sventramento di queste montagne da cui si ricava il cardoso, una pietra molto pregiata che viene esportata in tutto il mondo.
L’anno scorso il consiglio comunale di Stazzema ha adottato il Piano di bacino estrattivo sulla scheda 21 (bacino Ficaio). Adesso tra pochi giorni, martedì 19 marzo, si terrà la Conferenza dei Servizi che deciderà sull’approvazione definitiva del Piano.

“E’ il primo di una serie di provvedimenti del Comune di Stazzema – dichiara Legambiente Toscana in una nota – che nei prossimi mesi estenderà per altre decine di ettari le cave nei bacini estrattivi di Cardoso, Pruno, Buche Carpineto, La Penna, La Ratta. Stiamo parlando di ferite irreversibili al paesaggio, pesanti riduzioni della copertura forestale, aperture di nuove strade e piazzali, diffusione di polveri sottili in aria e nell’acqua, rumori costanti segnati da esplosioni, perforazioni da martelli pneumatici e smog da traffico pesante”.

Le procedure prevedono documenti di valutazione, monitoraggi, misure di compensazione, ma “la realtà bruta delle cave apuane è sotto gli occhi di tutti – continua il documento – Ed è questo che si estenderà a perdita d’occhio in questo distretto estrattivo, mentre l’onere di dimostrare i danni è a carico dei cittadini e delle associazioni, perché non esistono programmi pubblici indipendenti di valutazione e monitoraggio. Bisogna quindi procedere a suon di esposti, denunce e comunicati per cercare di ottenere semplicemente quello che viene promesso sulla carta da piani e leggi”.
E come spesso succede, quando la coltivazione delle cave si sarà esaurita rimarranno solo “degrado e luoghi inospitali, strutture di cantiere e materiali abbandonati”.

«L’attività estrattiva, si dice, crea posti di lavoro – attacca Fausto Ferruzza, presidente di Legambiente Toscana – Ma non si contano invece quanti sono i posti di lavoro distrutti nell’ampio settore del turismo e dell’economia civile. Ci appelliamo pertanto al buonsenso e alla sensibilità di tutte le istituzioni convocate alla Conferenza dei servizi del 19 affinché non venga approvato questo ennesimo scempio delle Apuane”.

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