L’azienda aveva già ricevuto una diffida dalla Regione Toscana. Il Comitato per la tutela e la difesa della Valdelsa: “I fatti ci hanno dato ragione”.
di Gabriella Congedo
BARBERINO – TAVARNELLE (Fi) – Il tentativo di contenere i cattivi odori da parte della distilleria Deta in Val d’Elsa a quanto sembra non è andato a buon fine. Così ieri la Regione Toscana ne ha disposto la sospensione dell’attività fino al 16 maggio. Il giorno dopo, il 17 maggio, in presenza dei tecnici Arpat saranno eseguite nuove prove tecniche sul piano di contenimento olfattivo che dovrebbe mettere a punto l’azienda. Ne dà notizia il Comitato per la Tutela e la Difesa della Valdelsa, che da un anno e mezzo si batte contro i fumi e gli odori insopportabili emessi dall’impianto.
Lo scorso 15 aprile l’azienda aveva ricevuto una diffida dalla Regione per aver oltrepassato, e di molto, il limite di 3.400 unità odorigene per metro cubo prescritto dall’Autorizzazione Unica Ambientale. Era stata decretata la sospensione dell’attività relativamente a quella parte delle lavorazioni che causavano i cattivi odori. Evidentemente gli esiti degli adeguamenti aziendali e l’attuazione delle prescrizioni Arpat non sono stati ritenuti soddisfacenti.
La Distilleria Deta, tra Vico d’Elsa e Poggibonsi, è un’azienda storica che produce grappe e distillati. La gente del posto ci conviveva abbastanza bene fino a quando il cambio di proprietà avvenuto a inizio 2018 e l’aumento dell’attività hanno dato la stura a una serie di problemi, tra i quali fumi e cattivi odori persistenti.
“L’azienda – fa sapere il Comitato – argomenta che i problemi sono legati anche a un’incognita legata alla variabilità della materia prima in quanto ogni azienda vitivinicola, a seconda del prodotto che vuole ottenere e delle condizioni climatiche, decide in maniera autonoma il numero e la tipologia di trattamenti a cui sottoporre le proprie uve in coltivazione. Da questo potrebbero derivare delle variazioni in termini di composizione e di composti aromatici e su queste variazioni la distilleria non ha controllo“.
Secondo il Comitato all’origine del cattivo odore c’è il tipo di vinaccia impiegato dalla distilleria: “La precedente proprietà usava esclusivamente vinacce toscane fermentate. Adesso dal traffico di Tir durante la vendemmia e dalle targhe osserviamo che le vinacce vengono dal Nord Italia e prevalentemente dall’Emilia Romagna e dal Veneto“.
Tra i fornitori, aggiunge il Comitato, i 64 soci della cooperativa sociale vinacce di Modena, molti sono produttori di Lambrusco e Prosecco “vini non soggetti alla macerazione sulle bucce che generano le cosiddette vinacce bionde. Tradizionalmente le vinacce che si utilizzano per la produzione della grappa, attraverso la distillazione, sono quelle fermentate“. E inoltre “Il progetto di espansione della distilleria fa convergere nella Val d’Elsa un incremento di traffico veicolare su ruote, con incremento della CO2 e tonnellate di vinacce provenienti anche da territori che la stampa indica come fortemente inquinati dall’uso di pesticidi“.
Circa un mese fa il Comitato per la Tutela e la Difesa della Valdelsa aveva ottenuto da Arpat i dati delle emissioni odorigene risultati oltre i limiti, constatando che erano molto peggiori di quanto si aspettassero. “I fatti ci hanno dato ragione”, concludono.
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