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Caldo record, gli animalisti: bloccate i cavalli dei fiaccherai

Carrozzella acavallo
Si chiede che sia almeno rispettato il divieto di sottoporre gli animali al trasporto dei turisti in centro quando la temperatura supera i 35°.

 

di Gabriella Congedo

FIRENZE – Cosa ci fanno i barroccini a cavallo in giro per Firenze con temperature che in questi giorni raggiungono e superano i 40 gradi?
Se lo chiedono gli animalisti che da anni si battono, e non solo nella città gigliata, contro il trasporto dei turisti in centro su carrozze trainate da cavalli. Finora non sono riusciti nel loro intento, che è quello di arrivare alla sua abolizione.

Adesso però la questione è un’altra. Non si tratta di essere pro o contro una – pur discutibile – tradizione ma piuttosto di far rispettare il regolamento di tutela animale del Comune di Firenze, e in particolare le modifiche che di recente sono state apportate ad alcuni articoli del titolo IX (art. 40 e seguenti) che tratta, appunto, dei cavalli. Ed è quanto ha fatto oggi LIDA Firenze (Lega Italiana dei Diritti dell’Animale) rivolgendo un appello all’assessore Federico Gianassi, titolare delle deleghe al Commercio e Attività produttive del comune di Firenze.

In particolare, secondo quanto prescrivono le variazioni al regolamento, “i cavalli anziani o malati non dovranno essere montati o sottoposti a fatiche”; quelli adibiti al trasporto di vetture pubbliche “non possono lavorare per più di sei ore al giorno consecutive” e fra un tragitto e l’altro hanno diritto a pause di riposo che in estate devono “svolgersi all’ombra”. Ma soprattutto “E’ vietato sottoporre l’animale ad attività di trasporto quando la temperatura ambiente sia superiore a 35° (gradi centigradi) all’ombra”. Un valore che in questi giorni è stato ampiamente superato, e si prevede che lo sarà anche nei prossimi.

Ci auguriamo dunque che il regolamento venga rispettato. Ma il caldo prima o poi passerà e i cavalli riprenderanno i loro tour de force scarrozzando turisti in un centro cittadino rumoroso e congestionato per gran parte dell’anno. Ha senso mantenere una tradizione del genere in una città che non ricorda più neanche lontanamente la Firenze aristocratica e popolare dei romanzi di Vasco Pratolini? Non ci sono più né i caffè eleganti, né le botteghe artigiane, né le ragazze di Sanfrediano che sorridono dalle finestre. Ovunque minimarket, gelaterie, paninoteche e fast food. Di quali tradizioni stiamo parlando? Sarà il caso di farci sopra una riflessione.

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