Ibrida ma da salvare: prospettive di conservazione per una specie minacciata dall’uomo. La ricerca delle Università di Pisa e Oporto pubblicata sulla rivista Zoology.
PISA – Il patrimonio genetico della pernice rossa elbana è ormai contaminato a causa di una scellerata gestione della caccia risalente agli anni ’60, ma la specie va comunque salvata. Filippo Barbanera e Monica Guerrini del Dipartimento di Biologia dell’Università di Pisa, in collaborazione con Giovanni Forcina dell’Università di Oporto hanno condotto una ricerca sulla popolazione elbana di pernice rossa (Alectoris rufa), appena pubblicata sulla rivista Zoology che le ha dedicato la copertina. Iniziata nel 2003, la ricerca è stata ripresa da poco.
I ricercatori hanno sequenziato 2.250 basi del DNA mitocondriale nella zona di distribuzione della specie, ritrovato documenti di archivio inediti e raccolto le testimonianze di addetti ai lavori (ex Corpo Forestale dello Stato, Polizia Provinciale di Livorno). Tutto questo ha permesso di confermare l’inquinamento genetico della pernice rossa elbana con l’esotica coturnice orientale (Alectoris chukar) e rivelare la contaminazione con alcune sottospecie di origine iberica dovuta a una scellerata gestione della caccia praticata soprattutto negli anni Sessanta.
“A fronte dell’irreversibile depauperamento genetico della specie nel nostro Paese – spiega Giovanni Forcina – la pernice elbana, seppure geneticamente non integra, è certamente la risorsa di maggior pregio per la sua lunga storia naturale, la capacità di auto sostentamento e l’assenza di ripopolamenti negli ultimi 25 anni. Pensiamo che essa custodisca ancora almeno una parte dell’ormai estinto patrimonio genetico della sottospecie originaria italiana e il sequenziamento dell’intero genoma, in svolgimento, ci darà le basi per chiarire quest’aspetto in via definitiva”.
“La pernice rossa elbana merita senza dubbio di essere conservata – spiega Filippo Barbanera – Purtroppo è fortemente minacciata dalla presenza del cinghiale, dall’abbandono delle aree rurali interne e dall’eccessivo affollamento della costa. Dopo la recente eradicazione dei galliformi non nativi nella vicina Pianosa, su quest’isola si sta pensando di immettere popolazione una popolazione di pernice rossa di origine non italiana ritenuta geneticamente integra.Ritengo che proteggere un nucleo di pernici elbane sull’isola di Pianosa (una sorta di back-up demografico) sarebbe certamente preferibile rispetto alla scelta della purezza genetica ma è un obiettivo non conseguibile sulla base delle sole risorse italiane”.
Fonte: Università di Pisa
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