Nel 2015-2016 era la terza regione italiana per casi di bracconaggio, nell’anno appena trascorso la settima. La vigilanza venatoria è diminuita e non è adeguata.
Dal gennaio 2011 il CABS (Committee Against Bird Slaughter) raccoglie ogni giorno tutte le informazioni disponibili relative a reati commessi da cacciatori e bracconieri ai danni della fauna selvatica sul territorio italiano. Il “Calendario del cacciatore bracconiere” 2019-2020 fa riferimento al periodo dal 1 febbraio 2019 al 31 gennaio 2020, ovvero dal primo giorno di chiusura ufficiale della precedente stagione di caccia fino all’ultimo giorno della stagione di caccia appena terminata.
Nell’anno appena trascorso il 59% (256) delle segnalazioni, a livello nazionale, riguardano la caccia agli uccelli, mentre il 25% (107) i mammiferi. Un ulteriore 3% (14 persone) si riferisce a bracconaggio rivolto indistintamente a mammiferi e uccelli. Il 13% invece non specifica la categoria di fauna interessata. Non sono cambiati i reati più diffusi praticati dai bracconieri. L‘uccisione di specie particolarmente protette e protette rimane la pratica con più alta percentuale d’incidenza, seguita dall’uso di trappole e dei richiami elettromagnetici.
Per l’anno appena analizzato i reati venatori sono stati compiuti per il 63% da cacciatori e per il 34% da bracconieri, ovvero persone non in possesso di licenza di caccia. L’analisi sulle regioni che si guadagnano la maglia nera del bracconaggio classifica prima la Lombardia (31%), segue poi la Campania (13%), la Calabria (9%), il Lazio (7%), la Puglia (7%), la Sicilia, il Veneto e la Toscana (5%).
In Toscana non ci sono blackspot ma è la regione con la maggior concentrazione di cacciatori (73.978). Non a caso nel 2015-2016 era risultata la terza Regione italiana per casi di bracconaggio, nota ogni anno alle cronache per i regolari abbattimenti di lupi e dei pochi esemplari di Ibis eremita parte del progetto Waldreapp. La vigilanza venatoria è diminuita negli anni (da 177 agenti nel 2008 a 125) e non è certamente adeguata: per ogni agente ci sono 592 cacciatori. Se poi si considera che la stessa Regione ammette che solo la metà si occupa di caccia i numeri peggiorano ulteriormente. Secondo il rapporto Zoomafie, senza contare le procure di Grosseto e Pisa, per l’anno 2018 sono 78 i procedimenti aperti, 85 le persone indagate e 21 i reati commessi da ignoti.
Fonte: Committee Against Bird Slaughter
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