Il titolare propone di detassare i ristoranti che utilizzano tovaglie di cotone ma la vera questione riguarda lo spreco di risorse e l’impatto ambientale.
di Marcello Bartoli
BAGNI DI LUCCA (Lu) – Dopo l’esperienza del Comune di Scarperia e San Piero – che ha concesso agevolazioni sulla Tari a ristoratori e albergatori che hanno ridotto il consumo di carta usa e getta a favore del tessile riutilizzabile – ecco un’iniziativa simile nel Comune di Bagni di Lucca dove Damiano Donati, dell’omonima lavanderia industriale, propone di detassare i ristoranti che utilizzano tovaglie di cotone al fine di alleggerire il loro carico fiscale e sostenere di conseguenza le lavanderie industriali.
“Molte attività del mondo dell’ospitalità preferiscono servirsi di tovagliato usa e getta – spiega Donati – ma le tovaglie di questo tipo non sono riciclabili in quanto composte da carta e plastica non separabili. E’ importante invece scegliere il tessile riutilizzabile, avere garanzia di igiene e qualità, rispettare l’ambiente e sostenere le aziende del settore. L’ambiente ne beneficia in quanto si evita che centinaia di tonnellate di spazzatura finiscano in discarica o incenerite“.
“Molti prodotti usa e getta sono d’importazione mentre utilizzare tovaglie tessili di provenienza garantita significa sostenere il Made in Italy e l’occupazione locale – conclude Donati -. Quando tovaglie e tovaglioli non sono più utilizzabili a causa dell’usura il cotone può essere reimpiegato per il rivestimento di borse, il confezionamento di abiti, per la produzione di tappeti o come stracci per pulire“.
Il tema del riuso, del riciclo e del risparmio di costi e risorse è caldo anche per quanto riguarda l’ospitalità, gli ospedali e le case di riposo che si rivolgono alle lavanderie industriali per lavare e igienizzare biancheria, tovagliati, abiti da lavoro e affini. Le lavanderie, dal canto loro, non sembrano però saper comunicare al mercato il valore della loro attività e i relativi benefici per l’ambiente. Oltre a offrire tessili di qualità, queste ultime si dicono disponibili a pubblicare degli studi sul ciclo di vita dei prodotti e persino a offrire un modello dotato di certificazioni ambientali e igieniche che possa stimolare tutti a un confronto per decidere se è meglio o peggio lavarsi la roba in casa. Chi vivrà vedrà.
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