Le foreste di questa specie possono sostenere livelli di biodiversità vegetale come nelle foreste native al di fuori del loro areale naturale.
Redazione
22 aprile 2025
SIENA – Il pino nero (Pinus nigra) è un albero della famiglia delle Pinaceae ed è presente esclusivamente nelle regioni montuose mediterranee. È una specie che resiste bene al gelo, alla neve e predilige un’altezza tra i 200 e i 1500 metri, ama i terreni rocciosi con pochi ristagni idrici e vegeta bene anche in terreni calcarei mostrando però una crescita maggiore annua in terreni silicei.
Secondo uno studio coordinato dall’Università di Siena, nell’ambito delle attività del National Biodiversity Future Center (NBFC), le foreste di questa specie possono sostenere livelli di biodiversità vegetale simili a quelli riscontrati nelle foreste native anche quando si trovano al di fuori del loro areale naturale. Lo studio ha preso in esame oltre 1360 foreste di pino nero in tutta Europa, confrontando quelle situate all’interno del loro areale nativo con quelle al di fuori, spesso frutto di rimboschimenti o piantagioni.
I ricercatori hanno scoperto che le condizioni ambientali locali – come la fertilità del suolo e l’umidità, inclusa quella derivante dalle precipitazioni – sono fattori chiave nel determinare la composizione della vegetazione, più ancora dell’origine geografica del pino.
Spiega il dottor Gianmaria Bonari, botanico presso l’Università di Siena e coordinatore dello studio: “I nostri risultati mostrano che, se inserite in ambienti adatti, cioè dove non si danneggiano o sostituiscono altri habitat di valore come ad esempio i prati aridi, le foreste di pino nero al di fuori del loro areale originario ma in uno stesso contesto biogeografico possono funzionare in modo ecologicamente simile a quelle native”.
Questo lavoro evidenzia come alcune piantagioni, spesso trascurate nelle strategie di conservazione, possano avere un ruolo ecologico rilevante, offrendo habitat importanti per molte specie vegetali: “La biodiversità resta in gran parte sconosciuta, anche in ambienti apparentemente familiari come le piantagioni. Il lavoro dei ricercatori è cruciale per comprendere appieno i processi ecologici e progettare strategie di gestione e conservazione realmente efficaci che ci aiutino a mantenere la biodiversità passata e presente e a preservarne il valore in termini di servizio ecosistemici”.
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